La terza e nuova gemma discografica degli AB Quartet - Do Ut Des (Red&Blue) 2022

Nella foto i quattro componenti della band.

 AB Quartet - Do Ut Des (Red&Blue) 2022

"Do Ut Des" è una famosa frase latina che si può tradurre in "Io do affinchè tu dia", uno scambio equo tra persone, "un dare e avere".

Forse, Francesco Chiapperini (clarinetto e clarino basso), Antonio Bonazzo (pianoforte), Cristiano Da Ros (contrabbasso) e Fabrizio Carriero (batteria e percussioni), componenti della band Ab Quartet, con il loro terzo capitolo "Do Ut Des" volevano proporci uno scambio culturale del tipo: "noi abbiamo composto e registrato queste musiche e voi le ascoltate"? Non lo so ma serebbe interessante poterglielo chiede un giorno.

Ma veniamo alla parte squisitamente musicale ... I protagonisti del disco in questione sintetizzano così i loro intenti ed il mood del lavoro:

 «Per il concept del disco siamo partiti dalla musica antica, anche se spesso non sono restati che fugaci accenni del materiale originale. Abbiamo invece lasciato largo spazio alla creazione di una nuova musica, ibrida e di difficile collocazione dal punto di vista stilistico»

L'ascolto di "Do Ut Des" infatti spiazza chi vorrebbe subito applicargli un'etichetta, sono troppi i mondi sonori raccontati nelle sette tracce che lo compongono.

Le composizioni della band sfuggono ogni classificazione e pur se ancorate alle esperienze jazz di tutti i componenti (ma ognono di loro con un background differente) portano l'ascoltatore in un mondo sonoro ricco di spunti e fumature che abbracciano la classica, il folk, la sperimentazione ma servite con una modernità che rende il tutto ancora più gustoso che ti si appiccica addosso per giorni ... si perchè sono brani che se ti entrano in circolo ti danno sensazioni molto piavevoli per, come scritto sopra, parecchi giorni.

Pianoforte, clarinetto, basso e batteria sono tutti protagonisti e contribuiscono al tessuto melodico dei brani ... perchè la melodia è sempre al centro di ogni composizione che compone questo lavoro.

Ma non pensate che quella che vi apprestate ad ascoltare sia musica semplice ... i cambi umorali li trovate così come le trame più complesse e ricercate ma sempre in un contesto di musica totale ... in certi passaggi mi ricordano la band americana degli Oregon, quelli meno orientaleggianti. 

Tutte le composizioni sono a firma della band, cinque del pianista Antonio Bonazzo e due del bassista Cristiano Da Ros.

I brani che compongono la scaletta sono di notevole qualità quindi non mi soffermo a raccontarveli uno per uno ma vi segnalo i due che più mi hanno colpito.

Il primo è senz'altro l'opener "Lux Originis" che introdotta dalle note basse del pianoforte poi, con una ritmica brillante, da il la al tema dettato dal clarinetto ma con i cambi di tempo ed umori a dare più sapore al brano.

L'altra composizione che vorrei portare alla vostra attenzione è proprio "Do Ut Des" che intitola il lavoro ... dall'intro quasi onirico con lo scambio di fraseggi tra il pianoforte ed il clarinetto si apre poi in un contemporary jazz dove il classico si fa moderno e la melodia rende memorizzabile un brano che facile assolutamente non è. 

In conclusione un disco affascinate che saprà accontentare non solo i jazzofili ma anche chi cerca la qualità nella musica strumentale e chi ha la giusta curiosità nel andare a scoprire nuove gemme della musica made in Italy.

 

Track list:

01. Lux Originis

02. Aetio dicatum

03. Dies Irae

04. Lente Sed Sine Misericordia

05. Do Ut Des

06. Ut Queant laxis

07. Beata Viscera

ASCOLTA IL BRANO DO UT DES


“Mr. E. Jones”, pubblicato nel 1972, è il secondo album dei genovesi Nuova Idea.

LA COPERTINA MOSTRA UN ROBOT CON UN TELEFONO AL POSTO DELLA TESTA.

Di Alfredo Buonumori - Vivo Umbria

Mr. E. Jones - Nuova Idea

Tredicesimo appuntamento con 50 dischi del prog dopo 50 anni dall’uscita.


All’interno dell’articolo il link per la playlist Youtube creata con l’album sul canale dell’associazione culturale Trasimeno Prog (non dimenticate di visitare il canale in ogni caso e di iscrivervi, se potete).

“Mr. E. Jones”, pubblicato nel 1972, è il secondo album dei genovesi Nuova Idea.
Il gruppo nel 1971 aveva dato alle stampe l’esordio “In the beginning”, trovando una certa notorietà grazie alla sigla del programma televisivo ("A come agricoltura"),  con il brano “Realtà”.

Quindi il chitarrista Marco Zoccheddu abbandona, sostituito da Antonello Gabelli; con questa nuova formazione il gruppo, la cui proposta ha richiami al beat ed alla scena locale dove campeggiavano i New Trolls, incide l’album "Mr. E. Jones".
L’argomento trattato è quello di una giornata tipo del signor Edgar Jones, che si desta con il suono della sveglia, è il caso dell’apertura “Svegliati Edgar”; si prosegue con “Mister E. Jones”, dove tra tastiere, chitarre e cori il brano si dipana bene.
Atmosfera più tranquilla per la successiva “Viaggio nel mondo dei sogni” mentre torna un tema rockeggiante con “Un’ora del tuo tempo”.


Il disco è un passo avanti nel percorso della band: le parti soliste sono calibrate ma non si sovrappongono all'accompagnamento e c’è un’ottima amalgama.


Il gruppo si accosta al prog, ma senza forzare i propri ritmi: dal rock melodico ("Svegliati Edgar") alle melodie di "Viaggio nel mondo dei sogni" e "Fumo di una sigaretta" al rock più deciso di "Un ora del tuo tempo".


Nella parte conclusiva della seconda facciata si riscontrano le soluzioni più moderne come "Illusione da poco" e "Premio di una vita", sospese tra prog e rock duro.


Un album interessante che non ha tuttavia riscosso troppo interesse e visibilità.


La formazione che suona nell’album comprendeva: Antonello Gabelli, chitarra, voce; Claudio Ghiglino  chitarra e voce; Giorgio Usai, tastiere e voce; Enrico Casagni; basso, flauto e voce; Paolo Siani, batteria e voce.

Buon Ascolto !

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50prog72_12 – Hunka Munka / Dedicato a Giovanna G.

l'immagine della copertina mostra un water dal quale escono delle rose.
 Di Alfredo Buonumori - Vivo umbria

50prog72_12 -  Hunka Munka / Dedicato a Giovanna G.
 

Dodicesimo appuntamento con 50 dischi del prog dopo 50 anni dall’uscita.

All’interno dell’articolo il link per la playlist Youtube creata con l’album sul canale dell’associazione culturale Trasimeno Prog (non dimenticate di visitare il canale in ogni caso e di iscrivervi, se potete).

“Dedicato a Giovanna G.”, pubblicato nel 1972, è il primo album degli Hunka Munka.

Sotto questo strano nome si cela il tastierista Roberto Carlotto, all’epoca un perfetto sconosciuto, almeno finché non è stato – tra il 1974 ed il 1977 – un membro dei Dik Dik.

Il musicista si era fatto valere in Inghilterra dove era riuscito ad aprire concerti per Rod Stewart ed i Colosseum; nel nostro paese, una volta rientrato, ha fatto parte dei Big 66 e i Cuccioli e per un breve periodo dell'Anonima Sound di Ivan Graziani.

Quindi ha pubblicato per l’etichetta Ricordi il suo primo 45 giri "Fino a non poterne più" nel 1970 e

nel 1972 l’album “Dedicato a Giovanna G.”, con lo pseudonimo Hunka Munka; il disco si distingue già dalla copertina dove è raffigurato un water.

Carlotto incrocia nuovamente Ivan Graziani ed è presente anche Nunzio "Cucciolo" Fava degli Osage Tribe.

Capisaldi del lavoro sono la voce particolare ed espressiva dell’artista e la sua perizia tecnica come tastierista, anche se decisamente magniloquente.

Dal disco viene estratto il 45 giri "Io canterò per te/Cattedrali di bambù", che sono tra gli episodi migliori; per quanto riguarda gli altri brani riascoltando il lavoro traspare questo carattere melodico della voce che ricorda a tratti lo scomparso Demis Roussos degli Aphrodite’s Child, che tanto successo riscosse in Italia, e sinceramente non trovo altro da segnalare.

Un buon album melodico, ma il termine prog è forse un po' forzato se escludiamo l’impiego dello strumento principale, le tastiere, ed il buon uso che ne fa Carlotto.

La formazione che suona nell’album comprendeva: Hunka Munka / Roberto Carlotto, voce e tastiere; Ivan Graziani, basso, chitarra e cori; Nunzio “Cucciolo” Fava, batteria.

Buon Ascolto !

 

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Un viaggio attraverso la musica italiana degli anni '50 e primi '60 a cura di Hit Singles Record


 New World Famous Italian Songs (Hit Singles Record)

Un viaggio musicale dagli anni '50 ai primi anni '60 attraverso la bella melodia della canzone italiana.

Tra le venticinque tracce presenti nella compilation vorrei segnalare "Legata a un granello di sabbia" del compianto Nico Fidenco (scomparso il 19 novembre di quest'anno).

La canzone uscì come singolo nel 1961 ed aveva ne lato B "Ridi, Ridi"

Sempre nello stesso anno viene inserita nell'album omonimo di debutto dello stesso Fidenco.

Il brano fu proposto alla commissione esaminatrice del Festival di Sanremo 1961 che però scelse di non ammetterlo in quanto non in linea con la tradizione della manifestazione canora.

Sempre dello stesso anno il cantante e giornalista John Foster (Paolo Occhipinti) la inseriva nel suo singolo che vedeva "Nell'Ombra" nel lato A.

Il testo parla di un umo che sente che la donna che ama gli sta sfuggendo e la vorrebbe trattenere legandola alla sabbia.

Buon Ascolto !

Track List: 

01. Strada' nfosa - Nicola Arigliano
02. Legata a un granello di sabbia - Nico Fidenco
03. La collanina - Achille Togliani
04. Corde della mia chitarra - Aldo Bruschi And His Ensemble
05. Pasqualino maragia' - Domenico Modugno
06. Eri piccola così - Fred Buscaglione
07. Il cielo in una stanza - Gino Paoli
08. Arriva il direttore - Quartetto Cetra
09. Passione - Aldo Bruschi And His Ensemble
10. Le strade di notte - Giorgio Gaber
11. Al di là - Betty Curtis
12. Teresa non sparare - Fred Buscaglione
13. La partita di pallone - Rita Pavone
14. Lì Per Lì - Teddy Reno
15. Torero - Renato Carosone
16. Crapa pelada - Quartetto Cetra
17. Simpatica - Nicola Arigliano
18. Nel blu dipinto di blu - Domenico Modugno
19. La fine (the end) - Gian Costello
20. Il mare nel cassetto - Milva
21. Vecchio frack - Domenico Modugno
22. La più bella del mondo - Marino Marini
23. La ballata del cerutti - Giorgio Gaber
24. Quando - Luigi Tenco
25. Tua - Jula De Palma


 





News: Esce oggi Martedì 22 Novembre "Rohesia Violinorchestra" il novo lavoro di Francesco Del Prete su etichetta Dodicilune

La copertina del disco mostra un disegno che raffigura un calice da vino con all'interno un violino.

 Francesco Del Prete - Rohesia Violinorchestra (Dodicilune)

Coprodotto dalla Cantina Cantele e Francesco Del Prete esce oggi il nuovo disco del violista Francesco del Prete dal titolo Rohesia Violinorchestra.

I brani che lo compongono sono stati scritti proprio per essere accostati ai vini da essa prodotti.

Un disco molto suggestivo che, ovviamente,  vi invito ad ascoltare mentre sorseggiate un calice di vino.

Comunicato Stampa:

Un disco che ha radici profonde nella musica mediterranea, nelle tradizioni locali e soprattutto nella fusione fra esse. Il nuovo disco di Francesco Del Prete intitolato Rohesia Violinorchestra, in uscita il 22 Novembre 2022 per l’etichetta Dodicilune, parte proprio da qui e soprattutto dall’esigenza di indagare sulla combinazione prodotta tra vino e musica. Un progetto unico che si arricchisce della partecipazione di musicisti di grande livello quali Arale (Lara Ingrosso) alla voce, Marco Schiavone e Anna Carla Del Prete al violoncello, Patrizio Tafuro al flicorno, Angela Cosi all’arpa, Emanuele Coluccia al pianoforte e Roberto “Bob” Mangialardo alle chitarre. I brani – presenti in due versioni, una orchestrale e a tratti elettronica e l’altra più unplugged con l’apporto di questi ospiti speciali – sono stati scritti per essere accostati ai vini della Cantina Cantele, una realtà vinicola ben radicata nel territorio pugliese e nazionale e ormai di ampio respiro internazionale che insieme all’artista ha coprodotto questo lavoro. Un viaggio, dunque, che parte dalla terra, dai paesaggi rurali, dai sapori locali che sono prima di tutto fonte d’ispirazione per l’arte, per la musica e per l’intelletto. Attraverso le note scritte da Francesco Del Prete si sviluppa il racconto di una famiglia che nel corso del tempo, con l’alternarsi delle stagioni e delle vendemmie, è diventata una realtà assai viva, molto attenta alla cultura locale. E qui entra in ballo il violino, per molti legato al passato e alle grandi orchestre, che tuttavia grazie all’utilizzo di loop, dell’elettronica e delle nuove tecnologie, diventa uno specchio dei tempi moderni, dove tradizione e innovazione si incontrano. L’espressività di questo strumento, che in questo disco si alterna a momenti struggenti e melodici ad altri più brillanti e dinamici, diventa il mezzo per raccontare storie e per accostare il mondo della tradizione culinaria ad una musica innovativa che non dimentica le proprie radici.

 

Tra i brani del disco: Rohesia Pas Dose’ è un dialogo serrato tra violino e violoncello, entrambi intenti a tessere trame melodiche che trovano sfogo nei ritornelli danzati; un rincorrersi in crescendo punteggiato da pizzicati e delay a ricreare bollicine e freschezza. Teresa Manara, la protagonista di questa storia meravigliosa, è interpretata da una melodia struggente eseguita al violino travolta da un destino vorticoso e irresistibile raffigurato da un violoncello irruente. Rohesia Rosè è caratterizzato invece da ritmi swing e veloci terzine di pizzica che si alternano e si fondono amalgamandosi alla perfezione. Le radici di questo brano provengono dal Salento e le melodie fresche raccontano un’estate tutta da scoprire. L’incipit di Rohesia Rosso è affidato ad un violino armonico/percussivo, pizzicato in maniera originale, che ne costituisce anche l’ossatura del brano; su tale intelaiatura le note di violini e violoncelli si avviluppano su sé stesse in maniera incessante come boccioli di profumatissime rose rosse che volteggiano senza fine. Amativo si apre con un incipit tensivo che preannuncia un dialogo misterioso tra violino e violoncello intenti a scrutarsi a vicenda; l’obiettivo è quello di cercare e trovare la giusta armonia tra le parti: tale dinamica, nella più felice delle combinazioni innesca il giusto cortocircuito che prende forma nella seconda parte del pezzo, briosa e felicemente riflessiva.

 

Lo strumento che racconta queste storie e che diventa il mezzo per unire passato e presente è senza dubbio il violino di Francesco Del Prete, utilizzato come una lente attraverso cui osservare ciò che ci circonda.   Il musicista salentino, infatti, è riuscito a coniugare alla perfezione studi classici, musica jazz e nuove tecnologie dando vita a un percorso nuovo, trasversale che rappresenta lo specchio dei tempi moderni. 

 

La foto ritrae Francesco Del Prete mentre suona il violino immerso nel verde delle vigne.

 
Tracklist:

 

Rohesia Pas Dosè
 
Teresa Manara Chardonnay

Rohesia Rosè
 
Rohesia Rosso
 
Amativo
 
Rohesia Pas Dosè – Attesa e desiderio
 
Teresa Manara - Tango per Lei
 
Rohesia  Rosè – A sud
 
Rohesia Rosso – La danza delle rose
 
Amativo - Sussurri
 
Line-up: 
 
Francesco Del Prete – violini, composizione e arrangiamenti

Arale (Lara Ingrosso) – voce su traccia 10   ///   produzione artistica tracce 2, 4, 5

Marco Schiavone – violoncelli su tracce 1, 2, 4, 7

Anna Carla Del Prete – violoncelli su tracce 3, 5, 7

Patrizio Tafuro - flicorno su traccia 7

Angela Cosi – arpa su traccia 9

Emanuele Coluccia – pianoforte su tracce 6, 10
 

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Orlando: le forme dell’amore - Banco Del Mutuo Soccorso (Inside Out Music/Sony Music Group)

La band del Banco Del Mutuo Soccorso in uno scatto fotografico molto suggestivo.

 Di Alfredo Buonumori - Vivo Umbria

 Orlando: le forme dell’amore - Banco Del Mutuo Soccorso

Lo scorso 2 aprile, durante il concerto all’Auditorium San Domenico di Foligno, Vittorio Nocenzi lo aveva anticipato ed ecco che oggi viene pubblicato per Inside Out il nuovo album di inediti del Banco del Mutuo SoccorsoOrlando: le forme dell’amore”.

A distanza di poco più di tre anni dal precedente “Transiberiana”, uscito a maggio del 2019, vede la luce questo nuovo lavoro, a 50 anni dal debutto della band romana con il celebre “Salvadanaio”.

Sull’album si era iniziato a lavorare da molto tempo, ancor prima che venisse a mancare il frontman Francesco Di Giacomo; poi il tutto non è stato abbandonato anche se è stato posto in stand by in seguito a quanto accaduto e la storia del gruppo è per forza di cose cambiata.

Dopo un momento di ovvio sbandamento e la pubblicazione di due album come “Un idea che non puoi fermare” nel 2014, e “Transiberiana” – con cui cinque anni dopo la band è tornata a sfornare inediti – in questo 2022 la formazione romana torna ai fasti del passato (se mai li ha lasciati), con un disco molto interessante. 

L’album, a cui ha collaborato anche il figlio del leader Michelangelo Nocenzi, è stato anticipato dalle tracce “Cadere o Volare” e “La Pianura rossa” (di cui è anche disponibile il videoclip da alcuni giorni) ed in tutta sincerità il loro ascolto non mi ha entusiasmato.

Trattandosi però – come nella migliore tradizione del prog – di un concept album, dedicato alla figura dell’Orlando Furioso ad intrecciare una relazione con il primo brano “In volo“, dell’album d’esordio di 50 anni fa, non ci si può fermare all’ascolto di due brani perché è spesso fuorviante.

Il Banco del Mutuo Soccorso – che oggi è composto da Vittorio Nocenzi (pianoforte, tastiere e voce), Filippo Marcheggiani (chitarra elettrica), Nicola Di Già (chitarra ritmica), Marco Capozi (basso), Fabio Moresco (batteria) e Tony D’Alessio (lead vocal) – con questo lavoro ha colpito nel segno, riuscendo nel difficile compito di proseguire un discorso di qualità richiamando atmosfere che ne hanno fatto grande e riconoscibile il suono, evitando tuttavia autocitazioni scrollandosi di dosso una patina di “falsa” modernità che aveva fatto capolino in “Transiberiana”.

Certo il confronto con il passato è difficile ma la formazione bypassa facilmente quest’ostacolo; ad iniziare da Tony D’Alessio; il suo timbro è differente da quello di Di Giacomo, ma ormai non è più tempo di fare paragoni e fornisce una prova convincente alla voce con il suo stile personale. 

In grande evidenza le tastiere del Maestro Nocenzi – e non potrebbe essere altrimenti – e la chitarra del più anziano, come militanza nella band, Filippo Marcheggiani; tutto il gruppo però dimostra di aver raggiunto una notevole compattezza ed il suono che ne esce è molto impattante.

Il disco, 15 tracce, merita d’essere ascoltato in toto naturalmente, per poter cogliere le sfumature nelle varie tracce; tuttavia non posso fare a meno di citare alcuni brani che mi stanno piacendo in maniera particolare.

Le mie preferite sono “Non credere alla luna”, impreziosita dal sax tenore di Carlo Micheli, spesso a duettare con le tastiere di Nocenzi; la lunga “Moon suite”, divisa in tre movimenti come nella tradizione del prog, con i suoi cambi di ritmo un vero e proprio gioiellino, e “L’amore accade”, delicata ballad dove è protagonista la bravissima figlia di Vittorio Viola Nocenzi con la sua voce cristallina.

Da ricordare ancora i due strumentali “La maldicenza” ed “Il Paladino” ed il primo brano che è stato reso noto del lavoro, che ti prende al primo colpo e ti rendi conto di stare ascoltando Il Banco “Cadere o volare”. 

Credo non avrebbe potuto esserci modo migliore per festeggiare il cinquantennale dalla pubblicazione del primo album, che avveniva il 3 maggio del 1972. 

La copertina del disco ripropone il famoso salvadanaio ma questa volta a rappresentare il mondo nello spazio.

Questa la tracklist di “Orlando: le forme dell’amore”: Proemio; La pianura rossa; Serve Orlando adesso; Non mi spaventa più l’amore; Non serve tremare; Le anime deserte del mondo; L’isola felice; La maldicenza; Cadere o Volare; Il Paladino; L’Amore accade; Non credere alla Luna; Moon Suite; Come é successo che sei qui; Cosa vuol dire per sempre.

 

Ascolta Cadere o Volare