Quindicesimo appuntamento con 50 dischi del prog dopo 50 anni dall’uscita - Tales From Topographic Oceans degli Yes

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 Di Alfredo Buonumori - Vivo Umbria

Yes - Tales From Topographic Oceans 81973)

All’interno dell’articolo ogni volta ci sarà il link per la playlist Youtube creata con l’album all’interno del canale dell’associazione culturale Trasimeno Prog (iscrivetevi se potete, grazie), corredato da una descrizione per il lavoro in oggetto e dalla tracklist del disco.

Tales From Topographic Oceans”, pubblicato il 7 dicembre del 1973, è il sesto album degli inglesi Yes.

La grafica del disco, ancora una volta bellisma, è opera di Roger Dean, ed è tra le migliori della storia della musica rock.

Si tratta di uno dei lavori più complessi e ambiziosi della band – è infatti un doppio -  con una struttura divisa in quattro lunghe suite, ciascuna con un proprio tema e sviluppo musicale.

La prima è "The revealing science of God (Dance of the dawn)", apre l'album con un'atmosfera epica e misteriosa dove la melodia principale viene introdotta dal sintetizzatore di Rick Wakeman, seguito da una sezione ritmica incalzante e liriche che esplorano il tema della creazione e della conoscenza divina. La sezione strumentale centrale è dominata dalle chitarre di Steve Howe e dalla sezione ritmica di Chris Squire ed Alan White.

La seconda è "The remembering (High the memory)"; inizia con una delicata sezione acustica che sfocia in un crescendo strumentale che culmina in un riff di chitarra potente e melodico; nella parte centrale in evidenza il sintetizzatore di Wakeman.

"The ancient (Giants under the sun)" si concentra sul tema degli antichi miti e della saggezza degli dei, caratterizzta da un'atmosfera tribale e misteriosa.

Infine "Ritual (Nous sommes du soleil)" presenta un uso creativo della sezione vocale, con armonie elaborate e liriche che celebrano l'unione della natura e dell'umanità; nel finale un ottimo assolo di Steve Howe alla chitarra.

"Tales from topographic oceans" è un album che combina testi filosofici e spirituali con musica complessa ed innovativa rendendo l’ascolto un'esperienza unica e coinvolgente per quanti amano la sfida intellettuale e musicale.

Anche se impegnativo è una delle opere più importanti del progressive rock.

La tracklist dell’album: Lato A: The revealing science of God (Dance of the dawn) / Lato B: The remembering (High the memory) / Lato C: The ancient (Giants under the sun) / Lato D: Ritual (Nous sommes du soleil)

La formazione che suona nell’album comprendeva: Jon Anderson, voce e chitarra acustica; Chris Squire, basso e cori; Rick Wakeman, tastiere; Alan White, batteria e percussioni; Steve Howe, chitarre, sitar e cori.

ASCOLTA TALES OF TOPOGRAPHIC OCEANS

Recensione | Dinamo - Fonderia

Ritratto della band

Fonderia – Dinamo (Biz, 2023)

Li abbiamo presentati nella puntata N° 47 di Prog On The Lake su radio Progsky e ora vorrei soffermarmi, scrivendone qualche impressione.

L’album in oggetto è “Dinamo” e la band in questione si chiama Fonderia.

Il disco esce a quasi tredici anni dal notevole “My Grandmother’s Space Suit” del 2010 ed è stato anticipato dai singoli “Spike”, “Mojo Wire”, “Radio Burst”.
La band ha una lunga storia che parte a Roma nel 1994 come collettivo di improvvisazione radicale.

Dopo aver lasciato l’improvvisazione alle spalle inizia la fase di composizione che vede nella loro formazione il rock, la psichedelia, il funk e l’elettronica.
Alla fine del 2002 pubblicano il loro primo album “Fonderia” (Biz / BTF) ricevendo, nel 2004 il premio Darwin come miglior disco di ricerca.

Nel 2006 esce “re>>enter” (VMS / BTF) che vede la partecipazione del compiano chitarrista del Banco Del Mutuo Soccorso Rodolfo Maltese.

Il terzo lavoro “My Grandmother’s Space Suit” (Biz/BS/BTF) esce nel 2010 ed è prodotto con Marco Migliari nei real World Studios di Peter Gabriel.

La formazione attuale vede Emanuele Bultrini alle chitarre, Federico Nespola alla batteria e percussioni, Stefano Vicarelli alle tastiere e Paolo Pecorelli al basso.
In “Dinamo”, leggo dal loro comunicato stampa, le suggestioni principali vengono dalla scienza, dalla meccanica come dalla biologia: uno scenario dominato dalla tecnologia in cui però caos e irrazionalità si insinuano spezzando la logica e confondendo le prospettive.

Quindi preparatevi ad ascoltare un mix di stili ed umori dove l’elettronica va a braccetto con infiltrazioni vintage, mescolando gli anni ’70 e ’80 con l’attualità.

Dieci tracce che, in musica, raccontano, senza bisogno delle parole, di scienza, di meccanica e della biologia in un mondo molto confuso dove la prospettiva e minacciata continuamente dal caos e dalla irrazionalità.

Scorrono tutte bene anche se è consigliato un ascolto approfondito per apprezzare meglio i vari umori e cambi repentini di mood che si trovano nei vari brani.

Non saprei quale brano consigliare; il disco, prodotto molto bene e suonato in modo impeccabile, saprà interessare tutti coloro che vedono il progressive come attitudine e non come genere.

Un lavoro intenso, pieno di intuizioni e giochi di rimandi a vari stili ed epoche che consiglio a tutti coloro che dalla musica pretendono la novità ma nel pieno rispetto delle radici. 

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Tracklist:

1. Spike
2. Mojo Wire
3. Alcor
4. Cookie Shop
5. Uncle Planck
6. Beat Dome
7. Basinsky
8. Mwanasayansi
9. Teja Stargate
10. Radio Burst