M.E.T.E. - Music Enlightens The Earth | Redapolis Music

Immagine della band

 

M.E.T.E. - Music Enlightens The Earth (Dodicilune, 2023)

Il piacere che si riceve ascoltando ottima musica è impagabile poi quando a proporla è un gruppo italiano la soddisfazione sale nettamente.

Questa piacevole sensazione l’ho provata ascoltando “Music Enlightens The Earth” del trio M.E.T.E.

La band, formata da Riccardo Di Gianni (chitarre acustiche ed elettriche, sitar), Ludovico D’apollo (double bass, fretless bass) e Elias Farina (batteria e doundoun) si forma nel 2022 e propone una miscela molto intrigante di Jazz, prog, funk, il tutto condito da aromi orientali che rendono il lavoro davvero speciale.

La musica che propongono è contemplativa, ma al tempo stesso carica di energia e slancio, con atmosfere sperimentali e coinvolgenti che lasciano un ampio spazio all'improvvisazione collettiva.

Scrivono i tre musicisti all’interno del sempre ottimo Digipak che: “La Musica è Arte e come tale offre la possibilità di accedere ad uno spazio immenso nel quale immergersi con i sensi e al di là di essi: i suoni fusi nell’unità dell’opera musicale permettono di abbattere i limiti dell’io, azzerando luoghi e tempo”, “perché la Musica è qualcosa di universale e trasversale che trascende le categorie e i generi, supera le barriere e le diversità permettendoci di esistere senza distinzioni. Come artisti abbiamo un compito ben preciso, avere il coraggio di cercare nuove sonorità che espandano l’universo musicale in una sorta di “silenzio liquido” dal quale è possibile percepire un’infinità di suoni”.

Inoltre precisano che tutti i brani inclusi nel disco contengono elementi derivati dai Raga della musica classica indiana e che, sempre i Raga, sono i colori dell’anima, espressione in suono di una emozione.

E di emozioni nelle sei tracce che compongono la scaletta del disco assicuro che ce ne sono parecchie.

Un suono tra l’antico ed il moderno dove la sezione ritmica lavora di fino e non si limita a dettare ritmo ma è protagonista insieme alle chitarre.

Cambi di ritmo ed umori oltre che chitarre psichedeliche portano il disco in territori prog ma anche nei sentieri del jazz rock.

Brani come l’opener “Saraswati in BamaKo” sono il biglietto da visita del gruppo ma anche “At The End Of June” dove la chitarra acustica dialoga in modo esemplare con basso e batteria.

Charukeshi” è il brano che più mi ha colpito col quel intro di sitar che poi da il la al basso ed alla batteria per creare un trip sonoro di grande fascino.

Ho segnalato tre brani ma vi assicuro che tutto il programma incluso nel disco è veramente di qualità, vario e suonato veramente alla grande.

Anche i suoni sono molto curati e professionali e che fanno apprezzare appieno la qualità delle composizioni e dei musicisti.

Se siete alla ricerca di un disco strumentale che, con la sua musica, vi faccia viaggiare nel tempo e nei luoghi anche molto lontani da noi questo lavoro non dovete farvelo scappare.

Copertina del disco

Track List:

1 • Saraswati in Bamako
2 • Almost 9 beats
3 • At the end of June
4 • Scarabeo
5 • Charukeshi
6 • Shivranjani

Cover artwork by Alma Zoppegni