Redapolis Music Blog | Il blog di Luca Redapolis esplora la musica di ieri e di oggi con un focus su dischi recenti, usciti per etichette indipendenti o autoprodotti.
Pattern-Seeking Animals - Friend of
All Creatures (G.E.P. Records, 2025)
Progressive rock in equilibrio tra
accessibilità e inquietudine melodica
C’è qualcosa di familiare, e al tempo stesso leggermente
straniante, nell’ascoltare Friend of All Creatures, quinto album in
studio dei Pattern-Seeking Animals. Forse dipende dalla provenienza dei
suoi membri — musicisti che da anni gravitano nell’universo di Spock’s Beard
— oppure da quella sensazione di un prog “addomesticato”, che sceglie la
melodia come filo conduttore senza rinunciare a una raffinata complessità.
C’è chi i dischi li scrive per raccontare storie, e chi per
rimettere insieme i pezzi. Orione, primo lavoro di inediti del
chitarrista e cantautore fiorentino Matteo Nativo, sembra nascere
proprio così: dal bisogno di attraversare il dolore per provare a rinascere.
Non è un disco di consolazione, ma di consapevolezza. Non ti tende la mano: ti
lascia camminare accanto, in silenzio, lungo una strada di confine. I tramonti
sono alle spalle, e davanti solo la vertigine di sé.
La Classe Dirigente – Termini Per Una
Resa (Vrec Music Label, 2025)
Quando il pop rock siciliano si fa
poesia elettrica
Chi ha seguito i Nadiè sa che Giovanni Scuderi
e soci non sono mai stati il tipo di band che si accontenta del rumore di
fondo. Ma con Termini per una resa – esordio sotto il nuovo nome La
Classe Dirigente, pubblicato da Vrec Music Label in CD e in
un’elegante edizione limitata in vinile numerato e autografato – la sensazione
è quella di trovarsi davanti a una vera rifondazione. Non un semplice cambio
d’abito, ma la scelta consapevole di abitare finalmente la propria pelle.
Lizard – Psychopuls (Metal Mind
Productions, 2004)
Ci sono dischi che sembrano saper aspettare. Restano lì, al
margine, come se sapessero che prima o poi ci inciamperai. Psychopuls dei polacchi Lizard è uno di quei dischi. È uscito nel
2004, l’anno in cui è nata mia figlia. Un anno così pieno, così denso, che
probabilmente non avrei potuto accoglierlo allora, nemmeno se me lo avessero
messo davanti. Ma la musica, a volte, ha una sua pazienza silenziosa. E ti
raggiunge quando sei pronto.
Corde Oblique - Cries and Whispers (The
Stone Of Naples Records, 2025)
Un viaggio sonoro tra urla e sussurri, tra radici antiche e sperimentazione contemporanea
Dopo cinque anni di silenzio discografico, i Corde Oblique
tornano con un lavoro che è più di un semplice album: Cries and Whispers
è un viaggio doppio, uno specchio diviso tra opposti che convivono nel cuore di
Riccardo Prencipe, anima e motore di questa band nata a Napoli nel 2005.
Il titolo omaggia il celebre film di Ingmar Bergman, e come quel film porta in
sé tensioni forti tra urla e sussurri, così qui l’album si sdoppia in due
volumi: Cries, un lato più ruvido e denso, intriso di post-rock,
metal e shoegaze, e Whispers, che accarezza l’ascolto con
atmosfere neofolk delicate e antiche.
Bastian Menz Trio - Everything In
Between (A.MA Records, 2025)
Un elogio dell’ascolto consapevole in
un mondo distratto
Ci sono dischi che ti sorprendono per le soluzioni armoniche,
altri per l'energia, altri ancora per la scrittura. Poi ci sono quelli che ti
lasciano fermo lì, in ascolto, come se il tempo avesse deciso di fare una pausa
anche lui. Everything In Between del Bastian Menz Trio è uno di
questi dischi.
Antonello Losacco Trio - Live in
Berlin (Angapp Music, 2025)
Una resistenza musicale contro
l’omologazione del presente
Ci sono dischi che sembrano nati da una necessità profonda,
da una tensione interiore che cerca espressione. E ci sono artisti che, nel
tempo, costruiscono con pazienza un linguaggio personale, senza fretta e senza
rincorrere le mode. Live in Berlin dell’Antonello Losacco Trio è
il risultato di entrambe queste cose. Un disco vivo, nel senso più pieno del
termine: registrato davanti a un pubblico, certo, ma anche attraversato da
un’urgenza emotiva che si percepisce sin dalle prime battute.
Nawawi Sepharad - La Reina (Filibusta
Records, 2025)
Ci sono dischi che non nascono da una semplice ispirazione
musicale, ma da una visione. La Reina, esordio del progetto Nawawi
Sepharad, porta la firma di Tiziana Nauaui, voce e anima di un’idea
che attraversa i secoli, le frontiere, le identità. L’intento non è solo quello
di reinterpretare la musica sefardita – echi di un tempo medievale e
rinascimentale, di una memoria giudaico-spagnola dispersa con la diaspora del
1492 – ma di restituirle nuova linfa, portandola dentro il linguaggio vivo e
mutevole del jazz contemporaneo.
Palazzo Rosa – Tanto Vale (La Stanza
Nascosta Records, 2025)
Difficile credere che Tanto vale sia un esordio. Il
duo sardo Palazzo Rosa – Luca Dore (voce
e chitarra) e Alessandro Budroni(voce,
pianoforte, armoniche, chitarra) –
firma un album sorprendentemente maturo, per scrittura, per suono, per visione.
Un lavoro che affonda le mani in più tradizioni senza lasciarsi schiacciare da
nessuna, e che fa del contrasto – tra leggerezza e amarezza, tra ironia e
disincanto – la propria chiave espressiva più autentica.
Il disco, prodotto da La Stanza Nascosta Records,
nasce volutamente diviso in due parti, quasi fossero le due facciate di un
vinile: la prima più giocosa, swingata, imbevuta di jazz e avanspettacolo; la
seconda più ruvida, elettrica, con un’anima indie-rock e sfumature cantautorali
anni Settanta. Come se Cochi e Renato avessero preso una stanza nello stesso
condominio dei Velvet Underground.
Il primo blocco di brani si muove in un’atmosfera surreale e
teatrale, con personaggi che sembrano usciti da un cabaret malinconico: in Città
vuota c’è chi si smarrisce tra le strade di una città da gioco da
tavolo, mentre Va tutto bene (Sono un cantante jazz) racconta la
corsa contro il tempo (e contro l’orchestra) di un crooner destinato a farsi
largo a gomitate tra gli assoli.
Domicilio coatto domenicale mette in scena un uomo agli arresti
domiciliari che, paradossalmente, arriva a temere più le uscite domenicali con
la moglie che la reclusione stessa. Androblues, con il suo passo
dimesso e affaticato, è un blues senile dedicato a Lady Mother, che alla foce
esercita il mestiere, mentre in Lungomare una famiglia proletaria
si trascina in vacanza verso un destino che sa di disfatta.
Ed è proprio Lungomare che offre forse la
sintesi più feroce e toccante dell’intero lavoro: il “tanto vale” del titolo si
fa qui più di una rassegnazione — è un epitaffio corale, un testamento ubriaco
e struggente. L’elenco finale di comandi (“soffochiate, copriate, spegniate...”)
ricalca un gioca jouer deformato, una filastrocca allucinata e grottesca
che chiude la prima parte come una sorta di requiem laico.
Nel secondo lato, la scrittura cambia registro. La musica si
fa più densa, abrasiva, i testi più crudi. Le figure che emergono dai brani
sembrano uscire da sotterranei: Madame Latrouche,
personificazione della miseria, si infila negli occhi e nel cuore del narratore
come un’inquilina abusiva. Sta appollaiata sopra il Palazzo Rosa, a osservare i
condòmini e a ghermirli al primo passo falso.
Voltaren affronta le dinamiche di potere all’interno di una coppia,
con graffi rock e sarcasmo. L’uomo senza spessore, che cammina “a
rimorchio del primo che passa”, sembra evocare certi personaggi cari alla penna
di Bersani: figure evanescenti, svuotate, alla deriva.
C’è poi Vedo vado, che racconta con amaro
humour la relazione tra una vedova e un seduttore seriale di vedove (“Ma se
stava così bene!”).
Infine, La Diva del Continental Bar, con le sue
atmosfere notturne e sfocate, chiude il disco con un’intensità narrativa da
noir provinciale. La voce si abbassa, si fa sussurro, ricorda i grandi
raccontatori di storie in musica, quelli che parlano d’amore anche quando
raccontano una fuga, un abbandono, una telefonata mai fatta.
È un disco pieno di umanità, Tanto vale, ma un’umanità
che barcolla, che arranca, che inciampa nelle proprie malinconie e nei propri
tic. Eppure, proprio per questo, profondamente viva.
Un lavoro che non ha paura di cambiare pelle da una traccia
all’altra, e che riesce a mettere in scena una piccola tragicommedia musicale
senza mai cadere nella caricatura.
Un plauso va a La Stanza Nascosta Records per averne
intuito le potenzialità: nel panorama attuale, questo esordio è un atto di
coraggio e insieme un atto d’amore per la canzone d’autore.
Palazzo Rosa (Luca Dore, Alessandro Budroni)
Track list:
1. Città vuota 2. Va tutto bene (Sono un cantante jazz) 3. Domicilio coatto domenicale 4. Androblues 5. Lungomare 6. Madame Latrouche 7. Voltaren 8. L’uomo senza spessore 9. Vedo Vado 10. La Diva del Continental Bar
Palazzo Rosa – Tanto vale (La Stanza Nascosta Records, 2025)
It’s hard to believe Tanto vale is a debut. The Sardinian duo Palazzo Rosa – Luca Dore (vocals and guitar) and Alessandro Budroni (vocals, piano, harmonica, guitar) – deliver a surprisingly mature album, both in writing and sound, with a clear and compelling artistic vision. It’s a work that dips into multiple traditions without being confined by any of them, making contrast – between levity and bitterness, between irony and disillusionment – its most authentic expressive key.
Released by La Stanza Nascosta Records, the album is intentionally split into two parts, almost like the two sides of a vinyl: the first more playful, swinging, steeped in jazz and old-school variety show; the second more abrasive, electric, with an indie-rock soul and singer-songwriter shades drawn from the Seventies. As if Cochi e Renato had rented a flat in the same building as the Velvet Underground.
The first block of songs moves through a surreal, theatrical atmosphere, peopled by characters who seem to step out of a melancholy cabaret: in Città vuota, someone gets lost in the streets of a board-game city, while Va tutto bene (Sono un cantante jazz) tells the story of a crooner racing against time (and the orchestra), elbowing his way through solos.
Domicilio coatto domenicale stages the paradox of a man under house arrest who fears Sunday outings with his wife more than confinement itself. Androblues, slow and weary, is a senile blues dedicated to Lady Mother, who plies her trade at the river’s mouth, while Lungomare follows a working-class family dragging itself through a holiday doomed from the start.
And it's Lungomare that perhaps offers the album’s most poignant and biting synthesis: the "tanto vale" of the title becomes more than resignation — it’s a choral epitaph, a drunken, heart-wrenching testament. The final list of commands ("suffocate, cover, turn off...") echoes a grotesque, warped Gioca Jouer — a nightmarish nursery rhyme that closes the first half like a secular requiem.
On the second side, the writing shifts gears. The music grows denser, more abrasive; the lyrics rougher. The characters emerging from the songs feel like they’ve crept out of the cellar: Madame Latrouche, a personification of poverty, seeps into the narrator’s eyes and heart like a squatter. She sits atop the Palazzo Rosa, watching its tenants, ready to strike at the first misstep.
Voltaren explores power dynamics within a couple, with sharp-edged rock and biting sarcasm. L’uomo senza spessore, who "follows the first person who passes by," seems like a distant cousin of Bersani’s aimless, spineless men — ghostlike figures, emptied out and drifting.
Then there’s Vedo vado, which recounts, with bitter humour, the affair between a widow and a serial widow-chaser ("But he seemed like such a nice man!").
Finally, La Diva del Continental Bar closes the album with smoky, nocturnal atmospheres and the narrative intensity of a provincial noir. The voice lowers to a whisper, evoking the great musical storytellers — those who sing of love even while narrating escapes, abandonments, or phone calls never made.
Tanto vale is a record full of humanity — but a humanity that stumbles, falters, and trips over its own melancholies and tics. And precisely because of that, it feels fully alive.
It’s a work unafraid to shed its skin from one track to the next, skillfully staging a small musical tragicomedy without ever tipping into caricature.
Kudos to La Stanza Nascosta Records for recognising its potential: in today’s musical landscape, this debut is both a courageous act and a heartfelt gesture of love toward Italian songwriting.