Recensione | Roberto Ottaviano & Pinturas – A che punto è la notte

Ritratto della band

 

Roberto Ottaviano & Pinturas – A che punto è la notte ( Dodicilune, 2023)

La notte, rappresentata nel titolo del nuovo lavoro di Roberto Ottaviano & Pinturas "A che punto è la notte" sicuramente viene schiarita dalle otto stelle che compongono la scaletta del cd.

Un ritorno musicale, quello di Ottaviano, nella sua terra di origine che è la Puglia con i musicisti ed amici di sempre e con i quali era fermo dal notevole “Change The World” del 2017.

La collaborazione in corso tra l'etichetta discografica Dodicilune, con sede nel Salento, e il sassofonista barese Roberto Ottaviano continua a prosperare. Dopo aver pubblicato una serie di album di successo, come "Un Dio Clandestino" nel 2008, "Arcthetics. Soffio Primitivo" nel 2013, "Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy" nel 2014, "Astrolabio" nel 2015, "Eternal Love" nel 2018, e i due album dell'anno secondo il referendum di Top Jazz indetto dalla rivista Musica Jazz, "Sideralis" nel 2017 e "Resonance & Rhapsodies" nel 2020, nonché il più recente "Charlie's Blue Skylight" nel 2022 Venerdì 30 giugno è uscito il nuovo lavoro intitolato "A che punto è la notte".

Ora, dopo cinque anni, ritornano con l’inteso “A che punto è la notte” che vede, oltre a Roberto Ottaviano al sax soprano, Nando di Modugno alle chitarre, Giorgio Vendola al contrabbasso e Pippo D’Ambrosio alla batteria e percussioni.

Lo stesso Ottaviano ci descrive così il lavoro: "A che punto è la notte", racconto di Fruttero e Lucentini, rappresenta solo un titolo che ho utilizzato strategicamente perché riesce a evocare diverse atmosfere e richiami presenti in varie opere letterarie, come ad esempio "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee, "Non andartene docile in quella buona notte" di Dylan Thomas, "Il lungo sonno" di Raymond Chandler e "Tenera è la notte" di F.S. Fitzgerald, solo per citarne alcuni», sottolinea Ottaviano nelle note di copertina. «La notte diventa il momento cruciale in cui si dispiegano teorie, interrogativi e memorie, come costellazioni lontane che attraversano le nostre vite come intricati enigmi esistenziali. "A che punto è la notte" è una domanda che si traduce qui in singoli haiku musicali che riguardano temi che coinvolgono sia l'individuo che la collettività: il naufragio di una generazione, la cronaca di un amore, la denuncia dell'ossessione per il denaro e la confessione dell'inevitabile sconfitta della sensibilità, l'incapacità di salvarsi non solo come individui dotati di grande talento o estrema sensibilità, ma anche come molti dei migliori rappresentanti di un'intera generazione tradita da falsi ideali, la paura dell'ignoto e la presunta inevitabilità di una scelta. È così che Pinturas scrive il suo originale "Noir", dopo aver dedicato due lavori all'interpretazione di un vasto songbook universale, come "Un Dio Clandestino" (Dodicilune, 2008) e "Change The World" (Nel gioco del jazz, 2017). Tuttavia, anche qui riesce a far proprie due storie firmate da altri autori, che si inseriscono come piccole lanterne in questa contemplativa attesa o ricerca eretica di coloro che sono scomparsi nel buio".

Ma vediamo chi è Roberto Ottaviano: Da oltre quarant'anni è una figura attiva e riconosciuta nella scena jazzistica internazionale. Nato a Bari il 21 dicembre 1957, ha suonato e registrato con alcuni dei più importanti musicisti americani ed europei, attraversando diverse generazioni musicali.

La sua formazione musicale inizia fin da giovane quando, a soli cinque anni, prende lezioni di clarinetto al Conservatorio "Niccolò Piccinni" di Bari. Successivamente, si dedica allo studio del sassofono classico a Perugia con il maestro Federico Mondelci, affinando le sue conoscenze in armonia e composizione classica con Walter Boncompagni, Giacomo Manzoni e Luigi Nono. Un incontro fortuito con il celebre sassofonista Steve Lacy spinge Ottaviano ad approfondire lo studio del sax soprano.

Negli Stati Uniti, prosegue i suoi studi in composizione jazz e arrangiamento con Ran Blake, Bill Russo e George Russell, collaborando con musicisti come Buck Clayton, Ernie Wilkins, Benny Bailey e Sal Nistico. Ha inoltre fatto parte dell'orchestra di Andrea Centazzo e collaborato con artisti di rilievo come Gianluigi Trovesi, Theo Jörgensmann, Franz Koglmann, Carlo Actis Dato, Radu Malfatti, Carlos Zingaro, Georg Gräwe, Ran Blake e Tiziana Ghiglioni.

Nel 1983, pubblica il suo primo album intitolato "Aspects", in cui partecipa anche Giancarlo Schiaffini, Paolo Fresu e Carlo Actis Dato. Da allora, ha proseguito con diverse formazioni e progetti, fondando l'ensemble di ottoni "Six Mobilies" nel 1988 e realizzando omaggi a grandi musicisti come Charles Mingus.

Roberto Ottaviano ha collaborato con numerosi e prestigiosi musicisti jazz, tra cui Dizzy Gillespie, Art Farmer, Mal Waldron, Albert Mangelsdorff, Chet Baker, Enrico Rava, Barre Phillips, Keith Tippett, Steve Swallow, Irene Schweizer, Kenny Wheeler, Henry Texier, Paul Bley, Aldo Romano, Myra Sant'agnello, Tony Oxley, Misha Mengelberg, Han Bennink, Mario Schiano, Trilok Gurtu, Samulnori e Pierre Favre.

Il suo talento e la sua passione lo hanno portato a esibirsi in innumerevoli jazz festival in Europa, America e oltre, suonando in diverse nazioni come Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Jugoslavia, Albania, Romania, Russia, India, Giappone, Messico, Tailandia, Marocco, Algeria, Costa d'Avorio, Senegal, Camerun, Stati Uniti e Canada.

Ottaviano ha registrato con varie etichette discografiche, tra cui Red, Splasc(h), Soul Note, Dodicilune, Hat Art, Intakt, ECM, DIW ed Ogun. Inoltre, ha svolto attività di insegnamento, tenendo corsi in diverse istituzioni musicali in tutto il mondo, condividendo la sua conoscenza e la sua esperienza con giovani musicisti. Ha anche fondato il corso di Musica Jazz presso il Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, di cui è il coordinatore da quasi 30 anni. Nel 1989 ha pubblicato il libro "Il sax: lo strumento, la storia, le tecniche" edito da Muzzio.

Insieme alla sua collaborazione con l'etichetta discografica salentina Dodicilune, Ottaviano ha pubblicato numerosi album, sia con formazioni diverse che come leader. Alcuni di questi includono "Un Dio Clandestino" (2008), "Arcthetics. Soffio Primitivo" (2013), "Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy" (2014), "Astrolabio" (2015), "Eternal Love" (2018), "Sideralis" (2017) e "Resonance & Rhapsodies" (2020), entrambi eletti dischi dell'anno da Top Jazz (referendum indetto dalla rivista Musica Jazz). Tra le sue pubblicazioni più recenti si trovano "Charlie's Blue Skylight" (2022) e "A che punto è la notte" (2023).

Per il suo talento e il suo contributo alla scena jazz italiana, Ottaviano è stato riconosciuto come musicista italiano dell'anno nel referendum annuale di Top Jazz del 2022, promosso dalla storica rivista Musica Jazz.

Ma veniamo al disco che presenta otto tracce tra cui due sentite e ottimamente arrangiare e suonate riletture … in apertura del disco troviamo “O Silencio das Estrellas” della cantante e compositrice brasiliana Fatima Guedes e, come ultima traccia, “Avalanche”, brano del cantautore canadese Leonard Cohen, ed inserita nell’album “Songs of love and hate” del 1971.

Le altre sei tracce sono tutte composte dai musicisti presenti in questo progetto come la bellissima, melodica ed introspettiva “The Moon is Hiding Beyond Your Mouth” composta da Ottaviano oppure “Hermes”, dal sapore mediterraneo, composta dal batterista Pippo D’Ambrosio.

Pinturas”, composta dal contrabbassista Giorgio Vendola, si muove su territori latin per poi svilupparsi in un percorso più intricato e complesso ma molto affascisante.

Nei vari brani che compongono il lavoro tutti i musici contribuiscono, oltre alla composizione anche al sound, senza mai prevalere l’uno sull’altro così da rendere all’ascolto il tutto molto omogeneo con la sezione ritmica che, oltre ad essere motore propulsivo alle parti solistiche di Ottaviano e Di Modugno è anche molto inventiva come in “You and the Night and the Words (Like Clouds)” sempre di Roberto Ottaviano e che vede la splendida chitarra di Nando Di Modugno duettare col sax di Ottaviano e la sezione ritmica pronta a colorare i vari unori del brano.

Di Modugno firma la stupenda e notturna “Notturno Indiano” dove il contrabbasso dialoga con la chitarra e uno splendi sax detta la melodia…brano stupendo che trasporta l’ascoltatore in una notte di meditazione.

Non si può non citare, in chiusura, la bella rilettura strumentale di “Avalanche”, brano di Leonard Cohen.

Allora non ci resta che viaggiare nella notte di Roberto Ottaviano e compagni e lasciarsi trasportare dai suoni che ci arrivano, tutti magnificamente arrangiati e suonati dal quartetto con tanta sensibilità e che, come pochi, sa contaminare il jazz con vari umori così da rendere l’ascolto molto piacevole e appagante.

Consiglio di ascoltare più volte il disco così da entrare meglio nel mondo musicale offerto da questi notevoli musicisti che sono riusciti a saziare la mia fame di musica di qualità.

 

Copertina del disco

Track List:
1 – O Silencio das Estrellas
2 – The Moon is Hiding Beyond Your Mouth
3 – Hermes
4 – Pinturas
5 – Boo
6 – Notturno Indiano
7 – You and the Night and the Words (Like Clouds)
8 – Like Tears From The Sky – to Rino Arbore
9 – Scout
10 – Avalanche

Questo disco è dedicato alla memoria di Rino Arbore, la cui trasparenza ha rischiarato molte notti altrui ma che per una beffa del destino non è riuscito ad illuminare la sua.