#50prog72_01 – Osage Tribe / Arrow head

 L'immagine raffigura la copertina del disco con un disegno che raffigura una giovane indiana che lancia una freccia e, nello sfondo delle montagne e la ruota della fortuna.

Di Alfredo Buonumori - Vivo Umbria

Osage Tribe / Arrow head

Prende il via da oggi una rubrica con l’intento di ripescare tra i tantissimi dischi pubblicati in quegli anni di notevole fermento musicale, 50 dischi del prog o progressive rock, conosciuto ancora all’epoca come pop, dopo 50 anni dall’uscita.

La proposta, sia di lavori italiani che stranieri, è frutto di una ricerca legata tanto a nomi di primo piano che ad artisti meno conosciuti; dalla PFM, al Banco del Mutuo Soccorso, ai Matching Mole o ai Wishbone Ash, giusto per accennare qualche nome.
All’interno dell’articolo ogni volta troverete il link per la playlist Youtube creata con l’album all’interno del canale dell’associazione culturale Trasimeno Prog (non dimenticate di visitare il canale in ogni caso e di iscrivervi, se potete), corredato da una descrizione per il lavoro in oggetto.

Arrow head”, pubblicato nel 1972, è l’album d’esordio degli Osage Tribe.

Strana è la storia di questa formazione: il gruppo vede infatti la luce nel 1971per opera del giovane siciliano Franco Battiato a cui si uniscono il batterista Nunzio “Cucciolo” Fava (in seguito con i “Dik Dik”), il cantante e chitarrista Marco Zoccheddu ed il bassista Bob Callero (entrambe formeranno di lì a poco i “Duello Madre”).

Battiato però lascia il gruppo prima dell’incisione dell’album e firmando solo il brano d’apertura “Hajenhanhowa”.

Il gruppo avevo inciso nel 1971 il 45 giri “Un falco nel cielo” – dove Battiato era ancora presente alla voce - che diverrà noto quale sigla del programma per ragazzi del pomeriggio televisivo; stiamo parlando della trasmissione “Chissà chi lo sa” condotta da Febo Conti; malgrado il successo il brano non sarà inserito nell’album.

Così come il singolo “Arrow head”, che viene pubblicato dall’etichetta Bla Bla, contiene 5 tracce abbastanza lunghe. Si inizia come detto sopra con l’unico brano che vede coinvolto Battiato “Hajenhanhowa, che a distanza di anni si dimostra molto avanti come costruzione - tanto musicale, dove Zoccheddu si destreggia benissimo, che del testo, sorta d’invocazione che oggi si potrebbe quasi definire rap.

La title rack “Arrow head” così come la successiva “Cerchio di luce” hanno connotati quasi hard rock ed i testi visionari si fondono bene alle sonorità proposte.

Soffici bianchi veli” ha una lunga e gradevole introduzione strumentale che prosegue sulla scia del rock con la chitarra ancora in primo piano e la ritmica basso batteria precisa e convincente.

Il disco si conclude con un altro brano, “Orizzonti senza fine”, gradevole, ben eseguito e che dimostra, un pò come tutto l’album, ancora una buona validità.

Nella versione in CD del 1994 sono state incluse due bonus tracks, il singolo “Un falco nel cielo” e la versione inglese “Prehistoric sound”, che inseriamo per completezza.

Il nome Osage Tribe ha fatto nuovamente la sua apparizione nel 2013 – sempre formato da “Cucciolo” e Callero oltre che dal chitarrista Mattia Tedesco - per la pubblicazione di “Hypnosis”; l’album, al quale partecipano diversi altri musicisti, contiene nuovo materiale, riprende alcuni brani dell’album del 1972 e cover di Grand Funk, Deep Purple e Blind Faith ma ottiene scarsa visibilità.

La formazione che suona nell’album comprendeva: Marco Zoccheddu, voce, chitarra e tastiere; Bob Callero; basso e voce; Nunzio “Cucciolo” Fava, batteria e voce

Buon ascolto.

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