Alter Echo il nuovo atteso disco dei Lifestream

  

Lifestream - Alter Echo (Lizard Records) 2022 

 

Se qualcuno pensa che il prog sia finito con la fine degli anni '70 si sbaglia. L'attitudine a progredire ed a provare a percorrere nuove strade partendo da quanto fatto 50 anni fa e aggiungendoci suoni ed arrangiamenti moderni prosegue fino ai giorni nostri.

Certo, il progressive rock, non è più trainato dai media come succedeva una volta, bisogna essere curiosi e cercare nel mare di uscite che ogni giorno invadono il web ma se l'ingrediente della curiosità fa parte del vostro piatto allora troverete grandi dischi come Alter Echo dei toscani Lifestream che cerco di raccontarvi.

Giungono così alla seconda prova dopo il già notevole Diary del 2018 uscito sempre per Lizard Records e aggiungono maturità compositiva ed esegutiva al già citato predecessore.

Le tredici tracce che compongono Alter Echo sono suddivise in tre parti: "Ego", "Omnis" ed "Echo" e raccontano la storia di due mondi simili ma divisi dal tempo e dallo spazio.

La band spiega così nelle note del comunicato stampa il concept raccontato nelle tracce del disco:

"Una disastrosa ascesa evolutiva di uno dei popoli rende inospitale il proprio pianeta e, venuti a sapere dell’esistenza del pianeta gemello, compiono un viaggio alla ricerca di una nuova casa. Arrivati a destinazione trovano solo le rovine di quel che è stato l’altro popolo che nel frattempo ha commesso gli stessi identici errori. Vengono fuori le paure più antiche e dimenticate fino a che, come una sorta di involuzione, si trovano costretti a ripetere nuovamente la loro storia". "In un’altra lettura è un confronto tra l’uomo moderno e l’uomo primitivo, tra la ragione e gli istinti, tra la consapevolezza e l’indifferenza".

Il menù sonoro è composto da un bel mix di progressive rock e melodia e ricorda, a tratti,  anche il miglior AOR degli anni '80.

Sound che comunque vive i nostri tempi e non risulta assolutamente datato e dimostra che i Nostri hanno una gran bella penna oltre ad una perizia musicale non comune.

La band  è composta da Alberto Vuolato alle chitarre, Andrea Franceschini alle tastiere, Andrea Cornuti al basso e Paolo Tempesti alla batteria e alla voce.

Ad aprire le danze ci pensa "Landscape Of Loneliness" che è anche parte del primo capitolo denominato "Ego" ... il brano, quasi undici minuti, ci permette subito di apprezzare l'arsenale prog della band che riesce molto bene a traghettare il neo prog degli anni '80 ai giorni nostri grazie anche al gran bel lavoro delle tastiere.

Si prosegue con "What Went Wrong" brano dal tiro deciso  con la chitarra bella presente e le tastiere a disegnare un sound moderno ... molto convincente la voce che, con una pronuncia inglese ottima, non fa assolutamente rimpiangere band e artisti anglosassoni.

Lo strumentale "Habitat" ci porta in territori quasi pinkfloydiani, un oasi di pace tutta giocata sulle tastiere.

A seguire "The Long Way Home", sicuramente il brano che chi vi scrive preferisce. Ballata stupenda che procura sicuramente brividi e pelle d'oca. Echi floydiani  ritornano a galla ma serviti con personalità dal gruppo che evidenzia anche grandi doti vocali. Grande composizione e perfetta esecuzione per un brano che resterà appiccicato a qualunque persona dotata di un minimo di sensibilità musicale.

"Rebirth" continua sul percorso tracciato dai precedenti brani alternando passaggi più duri a momenti molto melodici.

Un bel pianoforte introduce e conduce "Cryosleep", strumentale che ricorda a tratti le nostrane Orme ... Ancora da evidenziare la qualità di questi musicisti che mantengono alta l'asticella proponendo un lavoro senza sbavature o cadute di tono.

Il secondo capitolo "Omnis" è aperto dallo strumentale pieno di phatos "Out Of The Caves".

Si ritorna su ritmi più marcati con la successiva "Pillars Of Creation" con i cambi di tempo ed umori che tanto piacciono a noi  che seguiamo il prog.

"Cradle Lullaby" ci porta in inaspettati quanto gradevoli territori folk, mostrando ancora ottime doti di armonizzazioni vocali. Qualcuno si ricorda i Gentle Giant?

Ancora un bel piano e tanta atmosfera con la successiva "Seasons Passing By".

Si conclude anche il secondo capitolo con "Losing Control" prog song ancora con i Gentle Giant nel dna. Le radici giuste ci sono così come la voglia di sperimentare e aggiornare, attualizzandolo, un suono che dagli anni '70 ci porta ai giorni nostri.

Eccoci arrivati all'ultimo capitolo, quello denominato "Echo" con "Awareness" dove il pianoforte e la melodia la fanno da padrone.

Si chiude questo pregevole lavoro con "Alter Echo", brano che intitola l'album ... undici minuti abbondanti di pura bellezza sonora servita da questa band che sa emozionare come raramente capita oggi.

Chi ama il prog contaminato dalla grande melodia non può assolutamente farsi sfuggire questo disco.