Andrea Glockner Quartet feat. Joseph Bowie – Across The Lines (Dodicilune, 2025)
C’è qualcosa di istintivamente giusto nell’incontrarsi a Siena per fare jazz. Non solo per la storia dell’Accademia Nazionale, che da anni forma musicisti con rigore e visione, ma per l’atmosfera che la città regala: pietra antica, silenzi densi, un tempo che sembra insieme più lento e più preciso. È da questi spazi — fisici e mentali — che può nascere una musica capace di restare fedele alla propria matrice e, al tempo stesso, di guardare avanti.
Across the Lines del Andrea Glockner Quartet è proprio questo: la dimostrazione che il jazz, quando è affidato a musicisti preparati, curiosi e maturi dal punto di vista compositivo, non solo resiste al tempo, ma lo attraversa, lo assorbe, si rinnova. Non è un genere che si rifugia nella nostalgia, ma un linguaggio vivo, che continua ad allargarsi, ad accogliere nuove forme, nuovi ritmi, nuovi suoni — senza perdere l’intensità del gesto, la lucidità dell’ascolto, la voglia di raccontare.
È un disco che nasce dentro una tradizione e poi la supera, senza rinnegarla. E lo fa con naturalezza, senza bisogno di proclami. Solo suonando.
Da qui parte il viaggio di Across the Lines, il nuovo album del trombonista franco-italiano Andrea Glockner, prodotto da Dodicilune (distribuzione IRD / Believe Digital). Ma non chiamatelo semplicemente disco d’esordio: è piuttosto un incontro, un gesto collettivo, un’ode musicale alla possibilità — sempre attuale — di attraversare i confini: geografici, stilistici, culturali.
Il trombettista Andrea Glockner ( guida un quartetto internazionale formato da Santiago Fernandez (pianoforte e tastiere), Silvia Bolognesi (contrabbasso e basso elettrico) e Alessandro Alarcon (batteria). Ad arricchire l’ensemble, la presenza carismatica e affettuosa di Joseph Bowie – al trombone, ma anche alla voce – che regala al progetto un’energia calda e viscerale, come una benedizione vissuta più che dichiarata.
Tutti i musicisti coinvolti hanno radici sparse: Francia, Italia, Repubblica Dominicana, Svizzera, Cile, Stati Uniti. Ed è proprio da questa mescolanza che nasce il cuore del disco: un jazz ibrido, aperto, contaminato con naturalezza. Funk, rock, hip-hop e improvvisazione libera convivono con il rispetto profondo per la tradizione afroamericana, ma sempre nel segno dell’espressività e del piacere condiviso.
C’è un senso di intesa profonda, più che di pura letizia. Una complicità musicale che attraversa ogni traccia e si riflette anche nel materiale visivo — fotografie che raccontano sguardi, gesti, pause condivise; e un teaser video che restituisce la dimensione concreta e quasi familiare del luogo di registrazione, tra uliveti e colline toscane (forse Monteriggioni?).
Il disco è stato registrato a giugno 2024 presso lo Shape Shoppe Paradiso, uno spazio raccolto e ispirante, quasi un’estensione della sensibilità dei musicisti. Lì, in pochi giorni, il gruppo ha dato corpo a un suono collettivo che appare immediato, sì, ma anche profondamente pensato. Non c’è niente di preconfezionato qui dentro, eppure tutto sembra collocarsi al posto giusto.
Tiatilae apre come un ricordo che torna piano. Si ha la sensazione di entrare in una stanza familiare, dove ogni gesto è misurato, ogni nota sembra custodire qualcosa di personale. C’è dolcezza, ma anche una forma di pudore che commuove.
Improvisation 1 ha la libertà di una conversazione vera, dove non si cerca di impressionare ma solo di esserci. L’ascoltatore viene preso per mano e portato in un territorio fragile e vivo, dove tutto può succedere.
Swiss Interval regala una sensazione di respiro ampio, quasi fisico. Come spalancare la finestra in un giorno limpido. Si è trasportati in movimento, ma senza fretta. Una bellezza che non urla, e proprio per questo lascia il segno.
Choise fa emergere una tensione sottile: il senso di frustrazione e insieme di curiosità che nasce quando il linguaggio sembra mancare. È un brano che scava dentro, perché parla a quella parte di noi che spesso non sa come spiegarsi.
Em’ porta in superficie emozioni che conosciamo bene, anche se non sempre vogliamo ammetterle. Attrazione, distanza, aspettative non allineate. Si sente la lotta tra lasciarsi andare e trattenersi, in un equilibrio che a tratti si spezza.
Improvisation 2 è meno immediata, ma se ci si lascia andare può sorprendere. È un momento sospeso, che richiede ascolto attivo. Qui non si cerca il bello, si cerca il vero.
Recovery è forse il brano più diretto nel parlare al presente. Lascia dentro una strana malinconia, ma anche un senso di possibilità. L’idea che si possa guarire – non del tutto, ma abbastanza da continuare ad amare.
Playground chiude con energia e un tocco di nostalgia. C’è il ricordo del corpo in movimento, del gioco, della libertà condivisa. È un ritorno felice, ma consapevole: come tornare in un posto dell’infanzia sapendo di essere cambiati.
Andrea Glockner Quartet feat. Joseph Bowie
Un plauso, ancora una volta, a Dodicilune per la capacità di dar voce a progetti come questo — sinceri, energici, visionari. Dischi che non rincorrono un’etichetta, ma costruiscono comunità. E se attraversare le linee è possibile, allora si comincia così: ascoltando.
Le composizioni portano quasi tutte la firma di Andrea Glockner, a eccezione di due improvvisazioni collettive (tracce 2 e 6), nate dall’energia condivisa con tutto il gruppo – Santiago Fernandez, Silvia Bolognesi, Alessandro Alarcon e Joseph Bowie – e del brano Choise, firmato da Alarcon. I testi di Improvisation 1, Recovery e Playground sono di Joseph Bowie, che oltre al trombone presta qui anche la sua voce.
La copertina – un dettaglio di pietra attraversata da linee e fenditure – dice già molto del progetto: superfici dure che si aprono, confini che diventano passaggi. Un'immagine essenziale e potente, firmata da Stéphane & Stefania Glockner, in perfetto dialogo con la musica. Anche le foto interne, insieme a quelle di Griffin Alan Rodriguez e Tommaso Taurisano, restituiscono con naturalezza lo spirito collettivo e luminoso delle sessioni.
Across the Lines è uno di quegli album che sfuggono a ogni classificazione rigida. Nasce nel jazz, certo, ma non ci resta confinato. Si muove con naturalezza tra pulsazioni funk, aperture liriche, richiami all’hip-hop, intuizioni elettroniche che appaiono e svaniscono come lampi. Eppure, non è mai una dimostrazione di stile, né una sfilata di generi: è un flusso, un racconto fatto di atmosfere, di respiri e silenzi scelti con cura.
È un disco che sembra chiederti di metterti comodo, ma anche di restare vigile. Perché sotto l’apparente leggerezza si nasconde un pensiero profondo, una ricerca di senso che non ha paura di attraversare anche zone d’ombra. Non c’è mai giudizio, però. Solo domande aperte. Ed è forse questa la cosa più bella: il modo in cui Across the Lines ti coinvolge senza imporsi, lasciandoti lo spazio per sentire quello che vuoi — o che puoi — in quel momento.
Alla fine dell’ascolto resta una sensazione strana e preziosa: quella di essere stati accompagnati, non travolti. Di aver fatto un viaggio breve ma intenso, in compagnia di qualcuno che sa suonare, ma prima ancora sa ascoltare.
TRACK LIST
1) Tiatilae
2) Improvisation 1
3) Swiss Interval
4) Choise
5) Em’
6) Improvisation 2
7) Recovery
8) Playground
Andrea Glockner, bass trumpet, trombone (8), tambourine (2, 6)
Santiago Fernandez, piano, keyboard
Silvia Bolognesi, doublebass, electric bass
Alessandro Alarcon, drums
feat. Joseph Bowie, trombone (2, 6, 7, 8), voice (2, 7, 8), tambourine (8)
Prodotto da Andrea Glockner e Maurizio Bizzochetti, Dodicilune
English version
Andrea Glockner Quartet feat. Joseph Bowie – Across the Lines (Dodicilune, 2025)
There's something instinctively fitting about gathering in Siena to create jazz. Not only because of the National Academy's legacy, which has cultivated musicians with discipline and vision for years, but also due to the city's ambiance: ancient stone, profound silences, a rhythm of life that feels both slower and more precise. It's from these physical and mental spaces that music can emerge—music that remains true to its roots while simultaneously looking forward.
Across the Lines by the Andrea Glockner Quartet embodies this spirit. It demonstrates that jazz, when entrusted to skilled, curious, and compositionally mature musicians, not only withstands the test of time but traverses it, absorbs it, and renews itself. It's not a genre that seeks refuge in nostalgia but a living language that continues to expand, embracing new forms, rhythms, and sounds—without losing the intensity of expression, the clarity of listening, or the desire to tell stories.
This album originates within a tradition and then transcends it, without renouncing it. It does so naturally, without the need for declarations—just by playing.
Thus begins the journey of Across the Lines, the new album by Franco-Italian trombonist Andrea Glockner, produced by Dodicilune (distributed by IRD / Believe Digital). But don't simply call it a debut album; it's more of an encounter, a collective gesture, a musical ode to the ever-relevant possibility of crossing boundaries—geographical, stylistic, cultural.
The ensemble features Andrea Glockner (bass trumpet, trombone on track 8, tambourine on tracks 2 and 6), Santiago Fernandez (piano, keyboards), Silvia Bolognesi (double bass, electric bass), and Alessandro Alarcon (drums). Adding depth to the group is the charismatic and heartfelt presence of Joseph Bowie—on trombone and vocals—infusing the project with a warm, visceral energy, more lived than proclaimed.
Each musician brings diverse roots: France, Italy, the Dominican Republic, Switzerland, Chile, the United States. From this blend arises the album's core: a hybrid jazz, open and naturally infused. Funk, rock, hip-hop, and free improvisation coexist with a deep respect for the Afro-American tradition, always marked by expressiveness and shared enjoyment.
A profound understanding permeates the album, more than mere joy. A musical camaraderie threads through each track and is reflected in the visual materials—photographs capturing glances, gestures, shared pauses; and a teaser video conveying the tangible, almost familial atmosphere of the recording location amidst Tuscan olive groves and hills.
Recorded in June 2024 at the Shape Shoppe Paradiso, an intimate and inspiring space, the group crafted a collective sound that feels immediate yet deeply considered. Nothing here is prepackaged, yet everything seems perfectly placed.
Across the Lines is one of those albums that defy rigid classification. It originates in jazz but doesn't remain confined there. It moves effortlessly through funk grooves, lyrical passages, hip-hop elements, and fleeting electronic insights. Yet, it's never a display of styles or a parade of genres; it's a flow, a narrative composed of atmospheres, carefully chosen breaths, and silences.
This album invites you to settle in comfortably, yet remain alert. Beneath its apparent lightness lies profound thought, a quest for meaning unafraid to traverse even shadowy areas. There's no judgment here, only open questions. Perhaps the most beautiful aspect is how Across the Lines engages you without imposing, leaving space for you to feel whatever you wish—or can—in that moment.
By the end of the listening experience, a strange and precious sensation lingers: that of having been accompanied, not overwhelmed. Of having taken a brief yet intense journey in the company of someone who knows how to play, but more importantly, knows how to listen.
A heartfelt commendation to Dodicilune for giving voice to projects like this—sincere, energetic, visionary. Albums that don't chase labels but build communities. And if crossing lines is possible, then it begins like this: by listening.
Track List:
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Tiatilae
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Improvisation 1
-
Swiss Interval
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Choise
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Em’
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Improvisation 2
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Recovery
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Playground
Personnel:
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Andrea Glockner: bass trumpet, trombone (track 8), tambourine (tracks 2, 6)
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Santiago Fernandez: piano, keyboards
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Silvia Bolognesi: double bass, electric bass
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Alessandro Alarcon: drums
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Joseph Bowie: trombone (tracks 2, 6, 7, 8), vocals (tracks 2, 7, 8), tambourine (track 8)
Produced by Andrea Glockner and Maurizio Bizzochetti for Dodicilune.