sabato 10 maggio 2025

Francesco Rubino / Tommaso Genovesi – Encounters | Redapolis Music Blog

Copertina del disco.
 

Francesco Rubino / Tommaso Genovesi – Encounters (Isulafactory, 2025)

Ci sono dischi che si impongono con la forza del virtuosismo, altri che lo fanno con l’eleganza del silenzio. Encounters, il nuovo lavoro del quartetto guidato da Francesco Rubino (chitarre, basso e composizione) e Tommaso Genovesi (piano acustico ed elettrico e composizione), appartiene a questa seconda categoria: quella dei dischi che non chiedono attenzione, ma la meritano. E che, proprio in quell’ascolto attivo e partecipe, trovano la loro vera natura.

È un album che sa di strada percorsa insieme, di sguardi che si riconoscono nella complessità. Non solo perché Rubino e Genovesi condividono radici comuni ... la Sicilia, il jazz, un certo senso dell’inquietudine poetica ... ma perché qui, nel cuore di Encounters, si sente il suono dell’incontro come possibilità: tra personalità diverse, tra scrittura e improvvisazione, tra struttura e deriva.

Sin dal primo brano, Nevrotica, si capisce che non sarà un viaggio comodo. C’è tensione, c’è elettricità, ma mai disordine. L’elettronica di Giulio Maria Genovesi accende un magma urbano, dove la chitarra di Rubino è guida e spettro, presenza che scruta gli angoli bui. Il groove è nervoso, quasi funk, ma trattenuto da una sensibilità narrativa che non ha bisogno di gridare.

Con Possibilità, le geometrie si allargano, si fanno porose. È Tommaso Genovesi a dettare la rotta, con un pianismo che cerca il senso nel dubbio più che nell’affermazione. Il sassofono di Gaetano Cristofaro, autore di prove generose in tutto l’album, si muove con la determinazione di chi disegna un paesaggio a colpi di riff, e la sezione ritmica con Loris Amato alla batteria trova sempre il respiro giusto tra il pieno e il vuoto.

Ma è con Ornette che si entra in un’altra stanza. Il titolo non mente: l’ombra di Coleman è presente, ma non come idolo da emulare. Piuttosto come spirito guida, come interrogativo aperto. Il sax si fa tagliente, irregolare, libero. Eppure c’è sempre un equilibrio implicito, come se l’intero quartetto sapesse dove andare anche quando finge di perdersi.

La title track Encounters è, forse, il cuore pulsante del disco: un momento in cui ogni musicista sembra affermare il proprio suono e cederlo subito all’altro, in un dialogo libero, sì, ma non anarchico. C’è una specie di attrazione gravitazionale che tiene insieme tutto, anche nei momenti più rarefatti, fino a una chiusura che si dissolve quasi in silenzio. A impreziosire ulteriormente il brano, la presenza del sassofonista Rino Cirinnà, ospite speciale, il cui intervento al sax soprano amplifica l’intensità emotiva della composizione con sfumature liriche e vibranti.

Poi arriva Smell of Spring, e cambia l’aria. È un brano che respira, che lascia entrare luce e malinconia. Genovesi, qui, è nocchiero di un viaggio onirico, dove la melodia — pur sfuggente — resta sempre il faro.

In Infant, Rubino torna a imprimere direzione: funk stratificato, obliquo, dove il quartetto gioca con incastri ritmici e aperture impreviste, senza mai perdere l’energia.

Infine, Bataclan … titolo pesante, evocativo. Il brano cresce per strati, in un climax emotivo che mescola groove e riflessione. È un omaggio che diventa racconto, ballata urbana e politica che rallenta il battito e lascia spazio alla memoria. Una chiusura degna, densa, che non consola ma rimane.

Encounters è un disco che nasce da un’amicizia, certo, ma anche da una visione condivisa di cosa può essere oggi il jazz: non più genere, ma linguaggio in trasformazione.

Rubino e Genovesi, affiancati dal contributo decisivo di Cristofaro e Amato, conducono un’esplorazione sonora misurata e consapevole, dove il senso del collettivo si traduce in un interplay continuo e in un ascolto reciproco che diventa forma musicale.

Un plauso ancora una volta all’etichetta Isulafactory che si conferma come raro custode di produzioni in cui la qualità artistica non cede mai alla superficie.

In un tempo in cui gli “incontri” sembrano sempre più rari, fugaci e spesso superficiali, questo album ci invita a riscoprire la bellezza dell’attesa, della presenza, dell’ascolto profondo. Ascoltare l’altro, il suono, persino il silenzio: Encounters ci ricorda che tutto questo non solo è ancora possibile, ma è forse oggi più che mai necessario. Un gesto semplice e rivoluzionario al tempo stesso, che passa attraverso la musica ma parla direttamente al cuore.

Immagine dei due musicisti

       Track list:

Nevrotica​

Possibilità

Ornette​

Encounters

Smell of Spring

Infant​

Bataclan​


Biografia:

Francesco Rubino è un chitarrista siracusano che ha scelto di mettere radici a Noto, dove non solo vive, ma coltiva e diffonde la musica attraverso il Centro Formazione Musicale da lui fondato. La sua chitarra nasce da un percorso lungo e appassionato, nutrito dall’incontro con maestri del calibro di Mike Stern e Paul Gilbert, tra jazz e rock, studio e istinto. Rubino è un musicista che sa prendersi il tempo giusto: per insegnare, per suonare, per cercare la sua voce dentro una nota o una pausa. I suoi progetti si muovono con naturalezza tra il jazz moderno e le suggestioni manouche, sempre con quella curiosità che appartiene a chi non si sente mai arrivato.

Tommaso Genovesi è nato anche lui a Noto, ma la sua traiettoria musicale lo ha portato a Nord, in Veneto, dove dagli anni ’80 ha costruito una carriera fatta di incontri importanti e di una continua esplorazione sonora. Pianista raffinato e compositore sensibile, ha inciso tre album per Caligola Records e suonato con alcune delle figure più significative del jazz italiano. Il suo pianismo, mai gridato ma sempre profondo, attraversa con eleganza il confine tra scrittura e improvvisazione.

Francesco Rubino – chitarra

Tommaso Genovesi – pianoforte e Fender Rhodes

Loris Amato – batteria

Gaetano Cristofaro – clarinetti e sassofoni

Rino Cirinnà – sax soprano (ospite nel brano 4)

Giulio Maria Genovesi – elettronica (ospite nei brani 1 e 7)

 


 English version

Francesco Rubino / Tommaso Genovesi – Encounters (Isulafactory, 2025)

Some albums assert themselves through sheer virtuosity; others captivate with the elegance of silence. Encounters, the latest work by the quartet led by Francesco Rubino (guitars, bass, and composition) and Tommaso Genovesi (acoustic and electric piano, and composition), belongs to the latter category: albums that don't demand attention but undoubtedly deserve it. In that active and engaged listening, they reveal their true essence.

This is an album that speaks of a journey taken together, of glances that find recognition in complexity. Not only because Rubino and Genovesi share common roots—Sicily, jazz, a certain sense of poetic restlessness—but because at the heart of Encounters, one hears the sound of meeting as possibility: between diverse personalities, between composition and improvisation, between structure and drift.

From the opening track, "Nevrotica," it's clear this won't be a comfortable journey. There's tension, electricity, but never chaos. Giulio Maria Genovesi's electronics ignite an urban magma, where Rubino's guitar serves as both guide and specter, a presence probing the dark corners. The groove is nervous, almost funk-like, yet restrained by a narrative sensitivity that doesn't need to shout.

With "Possibilità," the geometries expand and become porous. Tommaso Genovesi sets the course with pianism that seeks meaning more in doubt than in affirmation. Gaetano Cristofaro's saxophone, delivering generous performances throughout the album, moves with the determination of someone sketching a landscape through riffs, while the rhythm section, with Loris Amato on drums, consistently finds the right balance between fullness and emptiness.

But it's with "Ornette" that we enter another room. The title doesn't deceive: the shadow of Coleman is present, not as an idol to emulate but as a guiding spirit, an open question. The sax becomes sharp, irregular, free. Yet there's always an implicit equilibrium, as if the entire quartet knows where it's headed even when pretending to be lost.

The title track, "Encounters," is perhaps the album's beating heart: a moment where each musician seems to assert their own sound and immediately offer it to the others, in a dialogue that's free, yes, but not anarchic. There's a kind of gravitational pull that holds everything together, even in the most rarefied moments, leading to a closure that dissolves almost into silence. Enhancing the track further is the presence of special guest saxophonist Rino Cirinnà, whose soprano saxophone contribution amplifies the composition's emotional intensity with lyrical and vibrant nuances.

Then comes "Smell of Spring," and the atmosphere changes. It's a track that breathes, letting in light and melancholy. Here, Genovesi steers a dreamlike journey where the melody—though elusive—remains a constant beacon.

In "Infant," Rubino resumes the lead: layered, oblique funk where the quartet plays with rhythmic interlocks and unexpected openings, never losing energy.

Finally, "Bataclan"—a heavy, evocative title. The track builds in layers, culminating in an emotional climax that blends groove and reflection. It's a tribute that becomes a narrative, an urban and political ballad that slows the heartbeat and makes room for memory. A worthy, dense closure that doesn't console but lingers.

Encounters is an album born from friendship, certainly, but also from a shared vision of what jazz can be today: no longer a genre, but a language in transformation.

Rubino and Genovesi, supported by the decisive contributions of Cristofaro and Amato, lead a measured and conscious sonic exploration, where the sense of collectivity translates into continuous interplay and mutual listening that becomes musical form.

Once again, kudos to the Isulafactory label, which reaffirms itself as a rare guardian of productions where artistic quality never succumbs to superficiality.

In a time when "encounters" seem increasingly rare, fleeting, and often superficial, this album invites us to rediscover the beauty of waiting, presence, and deep listening. Listening to the other, the sound, even the silence: Encounters reminds us that all this is not only still possible but perhaps more necessary today than ever. A simple yet revolutionary gesture that, through music, speaks directly to the heart.