Luca Crispino - Famiglio (Dodicilune, 2025)
Un jazz sospeso tra memoria e ricerca, dove ogni nota diventa narrazione collettiva
Non tutti i dischi cercano la via più diretta per arrivare all’ascoltatore: Famiglio, nuovo lavoro del chitarrista e compositore padovano Luca Crispino, sceglie piuttosto la strada dei chiaroscuri, delle vibrazioni sottili che si rivelano poco a poco. È un album che abita gli spazi di confine, dove la scrittura incontra l’improvvisazione e il suono diventa materia viva, pronta a trasformarsi in ogni istante.
La formazione è quella di un quartetto coeso: al fianco di Crispino ci sono Stefano Benini con il suo flauto – etereo, tagliente, ma anche capace di evocare climi ancestrali con strumenti come il didgeridoo o la koncovka – Enrico Terragnoli al basso acustico e ai synth, che alterna solidità e aperture visionarie, e Luca Pighi alla batteria, preciso e dinamico nel costruire traiettorie che sostengono e al tempo stesso spiazzano.
Il disco, pubblicato da Dodicilune, guarda al jazz degli anni Settanta senza nostalgia, come un laboratorio ancora vivo e fertile: si percepiscono echi ECM, atmosfere sospese e riverberi caldi, insieme alla libertà delle contaminazioni, quando il jazz si mescolava a rock, elettronica e musiche dal mondo.
Un plauso va all’etichetta e a Maurizio Bizzochetti, che ne cura la direzione con sensibilità e lungimiranza e che, insieme a Luca Crispino, ha seguito la produzione del disco, confermando la vocazione di Dodicilune a sostenere progetti coraggiosi e aperti alla ricerca sonora.
Abatwa apre il disco con un incanto primordiale: il flauto di Benini si intreccia con la chitarra di Crispino come un filo invisibile che avvolge e sospende l’ascoltatore, creando un’atmosfera tribale e ipnotica.
Pastorale rovescia ogni aspettativa tradizionale: si apre come un paesaggio immaginario attraversato da echi elettrici e presenze sfuggenti, dove melodia e improvvisazione si intrecciano in visioni delicate ma cariche di tensione.
Wendigo introduce tensione e mistero: ritmi scuri e incalzanti accompagnano l’ascolto come la colonna sonora di un racconto enigmatico, con il basso e la batteria a creare una tensione sotterranea, mentre il flauto disegna linee sinuose e imprevedibili.
In Teogene la musica si espande verso orizzonti più cosmici: chitarra, synth e fiati si rincorrono in spirali sonore complesse, dando vita a un dialogo che sembra nascere da un linguaggio antico e misterioso, dove ogni frase musicale apre una porta verso territori inesplorati.
Spazio Liminale diventa il cuore del disco: un luogo sospeso tra soglia e apertura, dove tutto sembra possibile e nulla è definito. Qui i timbri etnici, le modulazioni elettroniche e il flauto creano una materia sonora fluida, che avvolge e trasporta l’ascoltatore in un viaggio quasi meditativo.
Geomante esplora la dimensione urbana e ritmica del disco: pulsazioni energiche e accenti funk si intrecciano a vibrazioni più profonde e silenzi meditativi, tracciando una mappa sonora che sembra leggere l’ambiente e trasformarlo in intuizione musicale.
Famiglio, la title track, si apre con armonie destrutturate, percussioni evocative e linee di chitarra che sembrano sondare l’invisibile, creando un senso di rituale sospeso in cui ogni elemento sembra alla ricerca di una sorgente nascosta di energia.
Mare Imbrium apre una dimensione sospesa, quasi cosmica: la chitarra di Crispino scava profondità inattese e l’ascolto diventa un viaggio meditativo, dove ogni suono sembra fluttuare leggero nell’aria, trasportando l’immaginazione oltre confini concreti.
Sabba chiude il disco come un fuoco che brucia lentamente: le melodie si scompongono e si ricompongono in un crescendo discreto, fatto di ombre e bagliori, fino a lasciare spazio al silenzio. È un finale che non mette un punto, ma apre a un’altra possibilità, come se la musica potesse rinascere da sé stessa.
Famiglio è un lavoro stratificato, che non si esaurisce al primo ascolto: anzi, sembra quasi chiedere tempo, come un luogo da esplorare stanza dopo stanza, dove ogni volta si scopre un dettaglio nuovo, una luce diversa, un’ombra che non si era notata prima. È un disco che invita a tornare, non tanto per capire “di più”, ma per lasciarsi sorprendere dalla sua complessità organica, da quel modo di intrecciare scrittura e improvvisazione che non mette mai l’ego davanti alla musica, ma privilegia la coralità, l’atto del suonare insieme.
Non c’è ricerca dell’effetto speciale o della trovata sorprendente: ciò che colpisce è la naturalezza, l’autenticità di un suono che respira, che si prende il tempo necessario per emergere e sedimentare. È una musica che risuona oggi con forza, proprio perché non si piega alle logiche della fretta o dell’immediatezza, ma preferisce offrire un ascolto profondo, quasi meditativo. Forse è questo il dono più grande del disco: ricordarci che anche nella musica – come nella vita – esistono spazi da abitare senza urgenza, dove ogni nota diventa occasione di ascolto, di incontro, di meraviglia.
![]() |
Luca Crispino |
Track list:
Abatwa
Pastorale
Wendigo
Teogene
Spazio Liminale
Geomante
Famiglio
Mare Imbrium
Sabba
Luca Crispino – chitarra, produzione
Stefano Benini – flauto (1, 2, 4), didgeridoo (5), koncovka (6), tromba tibetana (7), flauto globulare (9)
Enrico Terragnoli – basso acustico, synth
Luca Pighi – batteria
Produzione – Luca Crispino e Maurizio Bizzochetti
Registrato il 7 gennaio 2025 presso Cat Sound Studio, Badia Polesine (Ro), Italia
Missaggio e mastering il 25 gennaio 2025 presso Cat Sound Studio, Badia Polesine (Ro), Italia
Sound engineer – Mario Marcassa
Cover, illustrazione digitale e foto – Luca Crispino
Luca Crispino - Famiglio (Dodicilune, 2025)
A jazz suspended between memory and exploration, where every note becomes a collective story
Not every album seeks the most direct path to reach the listener: Famiglio, the new work by Padua-based guitarist and composer Luca Crispino, chooses instead a journey of nuances and subtle vibrations that reveal themselves gradually. It is an album that inhabits liminal spaces, where composition meets improvisation and sound becomes living matter, ready to transform at any moment.
The quartet is tightly knit: alongside Crispino is Stefano Benini with his flute – ethereal, incisive, but also capable of evoking ancestral atmospheres with instruments like the didgeridoo or koncovka – Enrico Terragnoli on acoustic bass and synth, balancing solidity with visionary openness, and Luca Pighi on drums, precise and dynamic in constructing trajectories that support while simultaneously disorienting.
Released by Dodicilune, the album looks back to 1970s jazz without nostalgia, as if to a still-living and fertile laboratory: ECM echoes can be felt, with suspended atmospheres and warm reverbs, alongside the freedom of cross-pollinations, when jazz mingled with rock, electronics, and music from around the world.
Credit is due to the label and Maurizio Bizzochetti, who guides it with sensitivity and foresight and, together with Luca Crispino, oversaw the production of the album, confirming Dodicilune’s commitment to supporting bold projects open to sonic exploration.
Abatwa opens the album with a primordial enchantment: Benini’s flute intertwines with Crispino’s guitar like an invisible thread, enveloping and suspending the listener, creating a hypnotic, tribal atmosphere.
Pastorale overturns any traditional expectation: it unfolds like an imaginary landscape traversed by electric echoes and fleeting presences, where melody and improvisation merge into delicate but tension-filled visions.
Wendigo introduces mystery and unease: dark, driving rhythms accompany the listening as if scoring an enigmatic story, with bass and drums creating a subtle, underlying tension, while the flute traces sinuous and unpredictable lines.
In Teogene, the music expands toward cosmic horizons: guitar, synth, and winds chase one another in complex sonic spirals, creating a dialogue that seems born from an ancient, mysterious language, where each musical phrase opens a door to unexplored territories.
Spazio Liminale becomes the heart of the album: a suspended place between threshold and openness, where anything seems possible and nothing is defined. Here, ethnic timbres, electronic modulations, and flute weave a fluid sonic matter that wraps around the listener, guiding them on an almost meditative journey.
Geomante explores the album’s urban and rhythmic dimension: energetic pulses and subtle funk accents blend with deeper vibrations and meditative silences, tracing a sonic map that seems to read the environment and translate it into musical intuition.
Famiglio, the title track, opens with deconstructed harmonies, evocative percussion, and guitar lines that probe the invisible, creating a sense of suspended ritual where every element seems to seek a hidden source of energy.
Mare Imbrium creates a suspended, almost cosmic dimension: Crispino’s guitar digs into unexpected depths, and listening becomes a meditative voyage, with every sound seeming to float in the air, carrying the imagination beyond tangible boundaries.
Sabba closes the album like a slow-burning fire: melodies fragment and recombine in a subtle crescendo, made of shadows and glimmers, until silence takes over. It is an ending that does not put a period but opens to another possibility, as if the music could be reborn from itself.
Famiglio is a layered work that does not exhaust itself on the first listen: it almost seems to ask for time, like a place to explore room by room, where each return reveals a new detail, a different light, a previously unnoticed shadow. It is an album that invites repeated listening, not to “understand more,” but to be surprised by its organic complexity, by the way it intertwines composition and improvisation, never putting ego before music, privileging the collective act of playing together.
There is no search for special effects or gimmicks: what strikes is the naturalness, the authenticity of a sound that breathes, taking the time needed to emerge and settle. This music resonates strongly today precisely because it does not yield to haste or immediacy, but offers a profound, almost meditative listening experience. Perhaps the album’s greatest gift is to remind us that, even in music – as in life – there are spaces to inhabit without urgency, where every note becomes an opportunity for listening, encounter, and wonder.
Track list:
Abatwa
Pastorale
Wendigo
Teogene
Spazio Liminale
Geomante
Famiglio
Mare Imbrium
Sabba
Luca Crispino – guitar, production
Stefano Benini – flute (1, 2, 4), didgeridoo (5), koncovka (6), Tibetan trumpet (7), globular flute (9)
Enrico Terragnoli – acoustic bass, synth
Luca Pighi – drums
Produced by Luca Crispino and Maurizio Bizzochetti
Recorded January 7, 2025 at Cat Sound Studio, Badia Polesine (Ro), Italy
Mixed and mastered January 25, 2025 at Cat Sound Studio, Badia Polesine (Ro), Italy
Sound engineer – Mario Marcassa
Cover, digital illustration, and photos – Luca Crispino