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Gulliver + Roberto Ottaviano – The Billia Session |
Gulliver + Roberto Ottaviano – The Billia Session (Dodicilune, 2025)
Dal Grand Hotel Billia al mondo: quattro musicisti in dialogo fra culture
Giunti al terzo capitolo della loro personale storia, i tre viaggiatori dei mondi musicali del progetto Gulliver – Maurizio Brunod alla chitarra elettrica ed acustica, Danilo Gallo al contrabbasso, Massimo Barbiero alla batteria, percussioni e marimba – mutuano il nome dal romanzo di Jonathan Swift e trovano in Roberto Ottaviano un nuovo compagno di viaggio, al sax contralto e soprano, altrettanto curioso e aperto all’indagine sulle musiche significanti, senza confini geografici o temporali. In The Billia Session, raccolta di estratti di sessioni live e di studio registrate al Grand Hotel Billia di Saint Vincent durante il 44° Open Papyrus Jazz Festival, i quattro rinnovano quel girovagare fra continenti e sentimenti che animava già Extrema Ratio (2016) e Gulliver (2023), spaziando dalla Grecia alla Finlandia, dalla Spagna alla Turchia, dal Venezuela alla Polonia e dal Cile all’Etiopia.
Quello che nasce è una lettura di world music profondamente personale: il jazz e la libertà improvvisativa si applicano a materiali tradizionali scelti con cura, con attenzione al loro valore sociale e culturale, ma anche con uno sguardo attento alle vicende del mondo contemporaneo. La chitarra di Brunod non è mai solo accompagnamento, ma guida il dialogo con il sax di Ottaviano; il contrabbasso di Gallo racconta con silenzi e vibrazioni sottili; le percussioni di Barbiero trasformano ogni ritmo in un paesaggio sonoro. Ogni brano diventa così un viaggio, una conversazione fra musicisti e culture, un’esplorazione dei sentimenti oltre i confini geografici.
Sèikilos apre il viaggio musicale: il sax di Ottaviano dialoga con chitarra, contrabbasso e percussioni, intrecciando tecnica, sensibilità e visione in un racconto collettivo che parla di storie lontane ed emozioni che restano.
Si vola subito in Finlandia con En Voi Sua Unhoitaa Poies — “Non posso dimenticarti” — un motivo tradizionale che qui suona come una piccola colonna sonora: arioso, malinconico, orchestrale nel respiro; Ottaviano lo sfiora con frasi che rimangono appese, Brunod lo accompagna con tocchi che sembrano commenti di luce.
La Spagna arriva con Nanita Nana. La melodia, semplice e infantile, diventa il pretesto per esplorazioni più astratte: il sax si muove libero su rifrazioni sonore, le corde di Brunod offrono mappe e ombre, e Barbiero — con metalli e pelli — anima un paesaggio in continuo movimento.
Lilliput / Palestine Song apre la mini-suite dedicata alla Palestina: è il primo passo di quattro tappe che intrecciano i luoghi immaginati da Swift con canti popolari palestinesi. Qui si avverte subito la scelta politica e umana del quartetto: l’apertura è affidata a un solo di chitarra elettrica dai toni caldi e un poco saturi di Brunod, che costruisce la tensione necessaria alla dichiarazione.
Segue Mısırlı — la nostra Misirlou — esplorata in chiave elettro-acustica: il tema celebre è solo un riferimento, appena accennato, mentre il gruppo privilegia il dialogo interno, un’atmosfera febbrile in cui gli strumenti si provocano e si cercano.
Prosegue con Brobdingnag / Palestine Song, dove Ottaviano si lancia in frasi vertiginose e nervose; la tensione rimane alta ma controllata.
Con Apure En Un Viaje, il Venezuela entra in scena: un evocativo solo di contrabbasso apre il brano e conduce a una danza più leggera, condotta dal flauto di Gallo (e dalle scelte timbriche di Brunod) su un ritmo in levare che rende il pezzo immediatamente corporeo.
La Polonia è affidata a Kinder-Yorn — “Anni d’infanzia” — un tema yiddish meditativo. Ottaviano lo interpreta con una delicatezza quasi pudica, e il quartetto lo avvolge con molta cura, come chi trattasse una memoria fragile.
Laputa / Palestine Song riporta ancora alla serie dedicata alla Palestina: qui il contrabbasso ha un ruolo meditativo e, in alcuni passaggi, si riconosce anche il suono della balalaika che inserisce un colore popolare e vagamente “altro” nella tessitura.
In El Pueblo Unido, Sergio Ortega è presente come un’ombra densa: il brano richiama le grandi intuizioni di Liberation Music Orchestra, e il sax disegna traiettorie contorte e spigolose sulla convulsa tavolozza ritmica del quartetto, trovando infine una chiusura raccolta e quasi consolatoria.
Houyhnhnm / Palestine Song è una tappa breve ma incisiva: le percussioni di Barbiero fanno da porta d’ingresso, poi la marimba prende il tema e lo avvolge in un tappeto sul quale affiorano, come registrate in lontananza, voci di strada e frammenti evocativi dei drammi quotidiani.
Infine, l’andamento lento e quasi processionale di Ethiopian Song porta a conclusione il viaggio. Qui la chitarra di Brunod conferma la sua capacità di rielaborare e trasformare un materiale tematico in modo sempre originale e immaginifico; Gallo, Barbiero e Ottaviano sorvegliano il racconto con sobrietà e partecipazione.
La musica, a questo punto, non è più soltanto esecuzione: diventa racconto — dialogo tra continenti e generazioni, percorso tra memorie e immaginazioni sonore — e si fa invito a guardare e ascoltare il mondo con orecchie nuove.
Ascoltare The Billia Session significa lasciarsi trasportare in un viaggio che non conosce confini: ogni brano è un piccolo mondo, ogni assolo una storia che si apre davanti a chi ascolta. Brunod, Gallo, Barbiero e Ottaviano non suonano solo insieme, ma conversano, si cercano, si provocano e si ascoltano con attenzione, creando un respiro unico.
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Massimo Barbiero, Maurizio Brunod, Danilo Gallo, Roberto Ottaviano |
Tracklist
Sèikilos
En Voi Sua Unhoitaa Poies
Nanita Nana
Lilliput / Palestine Song
Mısırlı
Brobdingnag / Palestine Song
Apure En Un Viaje
Kinder-Yorn
Laputa / Palestine Song
El Pueblo Unido
Houyhnhnm / Palestine Song
Ethiopian Song
Musicisti:
Maurizio Brunod – chitarre
Danilo Gallo – contrabbasso, balalaika, flauto
Massimo Barbiero – batteria, percussioni, marimba
ospite Roberto Ottaviano – sax soprano
Composizioni di
trad. Grecia (Sèikilos), trad. Finlandia (En Voi Sua Unhoitaa Poies), trad. Spagna (Nanita Nana), Maurizio Brunod/trad. Palestina (Lilliput / Palestine Song), trad. Turchia (Mısırlı), Roberto Ottaviano/trad. Palestina (Brobdingnag / Palestine Song), trad. Venezuela (Apure En Un Viaje), Mordechai Gebirtig, canzone yiddish dalla Polonia (Kinder-Yorn), Danilo Gallo/trad. Palestina (Laputa / Palestine Song), Sergio Ortega, Cile (El Pueblo Unido), Massimo Barbiero/trad. Palestina (Houyhnhnm / Palestine Song), trad. Etiopia (Ethiopian Song)
Dati di produzione
Prodotto da Associazione Music Studio e Maurizio Bizzochetti, Dodicilune. Registrazione live il 13 settembre 2024 al 44° Open Papyrus Jazz Festival, Grand Hotel Billia, Saint Vincent (Ao), Italia. Registrazioni aggiuntive, missaggio e mastering il 28 ottobre 2024 a cura di Vincenzo De Leo presso Crossroad Recording Studio, Cologno Monzese (Mi), Italia.
Foto copertina di Thomas Lusth, foto retro di Sabrina Melfi, foto interne di Carlo Mogavero.
Gulliver + Roberto Ottaviano – The Billia Session (Dodicilune, 2025)
From the Grand Hotel Billia to the World: Four Musicians in Dialogue Across Cultures
At the third chapter of their personal journey, the three musical world travelers of the Gulliver project – Maurizio Brunod on electric and acoustic guitar, Danilo Gallo on double bass, and Massimo Barbiero on drums, percussion, and marimba – take their name from Jonathan Swift’s novel and find a new traveling companion in Roberto Ottaviano on alto and soprano saxophone, equally curious and open to exploring meaningful music beyond geographic and temporal boundaries. In The Billia Session, a collection of excerpts from live and studio sessions recorded at the Grand Hotel Billia in Saint Vincent during the 44th Open Papyrus Jazz Festival, the four renew the globe-trotting journey through continents and emotions that animated Extrema Ratio (2016) and Gulliver (2023), spanning Greece, Finland, Spain, Turkey, Venezuela, Poland, Chile, and Ethiopia.
What emerges is a deeply personal take on world music: jazz and improvisational freedom applied to carefully chosen traditional materials, attentive to their social and cultural significance, while keeping an eye on contemporary world events. Brunod’s guitar never merely accompanies, but guides a dialogue with Ottaviano’s sax; Gallo’s double bass speaks through silences and subtle vibrations; Barbiero’s percussion transforms every rhythm into a sonic landscape. Each piece becomes a journey, a conversation between musicians and cultures, an exploration of emotions that transcends geographic boundaries.
The musical journey begins with Sèikilos: Ottaviano’s sax opens with a suspended soliloquy, a breath that calls the others in. Brunod’s guitar weaves patterns, Barbiero’s percussion sketches space, and Gallo’s bass delivers an intense solo, lending gravity and depth.
Finland arrives immediately with En Voi Sua Unhoitaa Poies (“I Cannot Forget You”), a traditional theme that sounds here like a delicate soundtrack: airy, melancholic, orchestrally breathed; Ottaviano touches it with lingering phrases, while Brunod adds light-like commentary with his guitar.
Spain follows with Nanita Nana. Its simple, childlike melody becomes a springboard for more abstract explorations: the sax moves freely across shimmering textures, Brunod’s strings provide maps and shadows, and Barbiero’s metals and skins animate a landscape in constant flux.
Lilliput / Palestine Song opens the mini-suite dedicated to Palestine, the first of four steps intertwining Swift’s imagined lands with Palestinian folk songs. The quartet’s political and human engagement is immediately evident: Brunod’s warm, slightly saturated electric guitar solo sets the tension for the statement to come.
Mısırlı – our Misirlou – is explored in an electro-acoustic key: the famous theme is only hinted at, while the group favors internal dialogue, a febrile atmosphere where the instruments provoke and seek each other.
The journey continues with Brobdingnag / Palestine Song, where Ottaviano’s phrases are dizzying and tense, yet controlled.
With Apure En Un Viaje, Venezuela enters the scene: an evocative bass solo opens the piece, leading to a lighter dance, conducted by Gallo’s flute and Brunod’s timbral choices, on a lively levare rhythm that makes the piece immediately physical.
Poland is represented by Kinder-Yorn (“Childhood Years”), a meditative Yiddish theme. Ottaviano interprets it with near-polite delicacy, and the quartet surrounds it with care, as if tending to a fragile memory.
Laputa / Palestine Song returns to the Palestine suite: here the double bass takes a meditative role, and the occasional sound of the balalaika adds a popular, slightly “other” color to the texture.
In El Pueblo Unido, Sergio Ortega’s presence is felt as a dense shadow: the piece recalls the great insights of the Liberation Music Orchestra, with the sax tracing jagged, intricate paths across the quartet’s convulsive rhythmic palette, closing in a gathered and almost consoling manner.
Houyhnhnm / Palestine Song is brief but incisive: Barbiero’s percussion opens the gate, then the marimba takes up the theme, enveloping it in a carpet over which distant street voices and fragments of everyday dramas emerge.
Finally, the slow, almost processional movement of Ethiopian Song concludes the journey. Brunod’s guitar once again demonstrates its capacity to reinterpret and transform thematic material in an imaginative and original way, while Gallo, Barbiero, and Ottaviano oversee the narrative with restraint and engagement.
At this point, the music is no longer merely performance: it becomes a story – a dialogue across continents and generations, a path through memory and sonic imagination – inviting listeners to observe and hear the world with new ears.
Listening to The Billia Session is to embark on a journey without borders: each track is a small world, each solo a story unfolding for the listener. Brunod, Gallo, Barbiero, and Ottaviano do not merely play together; they converse, challenge, seek, and listen to one another, creating a singular, breathing musical experience.
Tracklist
Sèikilos
En Voi Sua Unhoitaa Poies
Nanita Nana
Lilliput / Palestine Song
Mısırlı
Brobdingnag / Palestine Song
Apure En Un Viaje
Kinder-Yorn
Laputa / Palestine Song
El Pueblo Unido
Houyhnhnm / Palestine Song
Ethiopian Song
Musicians
Maurizio Brunod – guitars
Danilo Gallo – double bass, balalaika, flute
Massimo Barbiero – drums, percussion, marimba
guest Roberto Ottaviano – soprano sax
Compositions by
trad. Greece (Sèikilos), trad. Finland (En Voi Sua Unhoitaa Poies), trad. Spain (Nanita Nana), Maurizio Brunod/trad. Palestine (Lilliput / Palestine Song), trad. Turkey (Mısırlı), Roberto Ottaviano/trad. Palestine (Brobdingnag / Palestine Song), trad. Venezuela (Apure En Un Viaje), Mordechai Gebirtig, Yiddish song from Poland (Kinder-Yorn), Danilo Gallo/trad. Palestine (Laputa / Palestine Song), Sergio Ortega, Chile (El Pueblo Unido), Massimo Barbiero/trad. Palestine (Houyhnhnm / Palestine Song), trad. Ethiopia (Ethiopian Song)
Production data
Produced by Associazione Music Studio and Maurizio Bizzochetti, Dodicilune. Live recorded September 13, 2024, at the 44th Open Papyrus Jazz Festival, Grand Hotel Billia, Saint Vincent (Ao), Italy. Additional recordings, mixing, and mastering October 28, 2024, by Vincenzo De Leo at Crossroad Recording Studio, Cologno Monzese (Mi), Italy.
Cover photo by Thomas Lusth, back photo by Sabrina Melfi, internal photos by Carlo Mogavero.