![]() |
Leonardo Vita e Matilde Sabato – Xenia |
Leonardo Vita e Matilde Sabato – Xenia (Dodicilune, 2025)
Un incontro inatteso che porta luce e lascia un segno nella memoria di chi ascolta
Ci sono dischi che non entrano in punta di piedi, ma come ospiti inattesi: portano con sé una presenza luminosa, si siedono accanto a te, condividono emozioni, poi se ne vanno lasciando una traccia preziosa. Xenia di Leonardo Vita e Matilde Sabato è uno di questi. Prodotto da Dodicilune e registrato con un ensemble interamente pugliese – Chiara Liuzzi (voce, oggetti), Donato Console (flauti), Vittorino Curci (sassofono alto), Gianni Console (sassofono baritono), Francesco Massaro (clarinetto basso, elettroniche) e Walter Forestiere (batteria, oggetti) – il disco sembra farsi carico del senso originario dell’ospitalità greca evocato dal titolo: un incontro profondo, ma temporaneo, tra chi accoglie e chi viene accolto.
In Xenia, l’improvvisazione diventa il modo più immediato per reinterpretare la poesia. Parola e suono si fondono e si trasformano in particelle sonore, tornando alla radice antica phōnḗ, vibrazione primigenia, per rigenerarsi e trasmettere la stessa intenzione, arricchita e mutata. Come Montale nella raccolta Xenia celebra la transitorietà dei rapporti umani e l’addio alla moglie Drusilla Tanzi, anche il disco restituisce il dialogo tra presenza e assenza, tra memoria e fuggevolezza.
L’album si apre con Amare un’ombra, ombre noi stessi, dichiarazione d’intenti: voce e elettronica interrogano il suono, frammentandolo. Da qui il disco scorre come diario sonoro in nove stazioni, dove ogni suono lascia traccia e ogni pausa memoria. In Di là dal filo sembra di oltrepassare una soglia percettiva: i fiati si insinuano come presenze oblique, le percussioni lavorano per sottrazione, lasciando spazio a un silenzio denso, carico di attesa.
Con Xenia I si entra nel cuore del progetto: Montale non si cita, si abita. La voce diventa corpo, il suono si avvolge in cerchio come una piccola liturgia d’addio.
Inappartenenza dissolve ogni identità in frammenti: fonemi isolati, soffi, oggetti percorsi, interferenze elettroniche. L’effetto è una diaspora acustica, un brano che sfugge a ogni categorizzazione.
Con Fiere di vanità l’atmosfera si fa più giocosa: le voci si rincorrono come riflessi in uno specchio, l’elettronica aggiunge spigoli grotteschi e quasi teatrali. Infilascarpe è invece un piccolo gioiello minimalista: un oggetto comune diventa occasione per esplorazioni sonore sottili e tattili, senza ostentazioni.
Strana pietà torna a un’elegia inquieta: fiati in lamento, voce spezzata, elettronica che distorce. Dagherrotipo riflette sul tempo e sulla memoria, cercando di fissare l’istante pur sapendo che ogni tentativo è destinato a svanire; il suono diventa immagine, impressione, traccia.
Con Xenia II il dialogo tra gli interpreti si fa più serrato e drammatico: la soglia evocata da Montale diventa varco sonoro, passaggio tra presenza e assenza. L’epilogo Giudizio universale suggella il ciclo, ma senza retorica apocalittica: il giudizio qui è ascolto radicale dell’altro, carezza, eco, memoria.
Xenia - Leonardo Vita & Matilde Sabato
In tutto il disco l’organico eterogeneo è sapientemente calibrato: i flauti di Console e il clarinetto basso di Massaro dialogano con le risonanze metalliche della chitarra preparata di Vita; i sassofoni di Curci e Console si insinuano tra le percussioni oblique di Forestiere; le voci di Liuzzi e Sabato si rincorrono in echi e dissonanze; l’elettronica agisce come tessuto connettivo, magma invisibile che tutto avvolge e trasfigura.
Xenia non è un semplice album, ma un dispositivo poetico-sonoro che invita all’ascolto attento, alla sospensione del giudizio, alla contemplazione dell’effimero. Un’opera che non si lascia possedere ma che, come il dono dell’ospite greco, si offre nella sua irriducibile alterità.
Track list:
Amare un’ombra ombre noi stessi
Di là dal filo
Xenia I
Inappartenenza
Fiere di vanità
Infilascarpe
Strana pietà
Dagherrotipo
Xenia II
Giudizio universale
Formazione
Leonardo Vita / chitarra preparata, elettronica
Matilde Sabato / voce, elettronica
Chiara Liuzzi / voce, oggetti
Donato Console / flauto
Vittorino Curci / sassofono contralto
Gianni Console / sassofono baritono
Francesco Massaro / clarinetto basso, elettronica
Walter Forestiere / batteria, oggetti
Tutte le composizioni sono di Leonardo Vita e Matilde Sabato.
Prodotto da Leonardo Vita, Matilde Sabato e Maurizio Bizzochetti per Dodicilune. Registrato il 29 agosto 2024, mixato il 3 settembre 2024, masterizzato il 6 settembre 2024 presso Mast Studio, Bari, Italia. Ingegnere del suono Massimo Stano.
Disegno di copertina di Leonardo Vita.
Foto di Antonello Roca.
English version
Leonardo Vita e Matilde Sabato – Xenia (Dodicilune, 2025)
An unexpected encounter that brings light and leaves a mark in the listener’s memory
Some albums don’t arrive quietly, but like unexpected guests: they carry a luminous presence, sit beside you, share emotions, and then leave, leaving behind a precious trace. Xenia by Leonardo Vita and Matilde Sabato is one of these. Produced by Dodicilune and recorded with an entirely Apulian ensemble – Chiara Liuzzi (voice, objects), Donato Console (flutes), Vittorino Curci (alto sax), Gianni Console (baritone sax), Francesco Massaro (bass clarinet, electronics) and Walter Forestiere (drums, objects) – the album seems to embody the original sense of Greek hospitality evoked by its title: a deep but temporary encounter between host and guest.
In Xenia, improvisation becomes the most immediate way to reinterpret poetry. Word and sound merge and transform into sonic particles, returning to the ancient root phōnḗ, primordial vibration, to regenerate and convey the same intention, enriched and transformed. As Montale, in his Xenia collection, celebrates the transience of human relationships and the farewell to his wife Drusilla Tanzi, the album also reflects the dialogue between presence and absence, memory and fleetingness.
The album opens with Amare un’ombra, ombre noi stessi, a declaration of intent: voice and electronics question the sound, fragmenting it. From there, the album flows like a sonic diary in nine stations, where each sound leaves a trace and each pause becomes memory. In Di là dal filo, one feels as if crossing a perceptual threshold: the winds insinuate themselves like oblique presences, and the percussion works by subtraction, leaving space for dense, expectant silence.
With Xenia I we enter the heart of the project: Montale is not quoted, but inhabited. The voice becomes body, and the sound wraps itself in a circle like a small farewell liturgy.
Inappartenenza dissolves every identity into fragments: isolated phonemes, breaths, objects, electronic interference. The effect is an acoustic diaspora, a piece that escapes any categorization.
With Fiere di vanità the atmosphere becomes more playful: voices chase each other like reflections in a mirror, and electronics add grotesque, almost theatrical edges. Infilascarpe is instead a small minimalist gem: a common object becomes an opportunity for subtle, tactile sonic explorations, without ostentation.
Strana pietà returns to an uneasy elegy: lamenting winds, broken voice, distorting electronics. Dagherrotipo reflects on time and memory, trying to capture the moment while knowing every attempt is destined to fade; sound becomes image, impression, trace.
With Xenia II, the dialogue between performers becomes tighter and more dramatic: the threshold evoked by Montale turns into a sonic gateway, a passage between presence and absence. The epilogue, Giudizio universale, closes the cycle without apocalyptic rhetoric: judgment here is radical listening to the other, caress, echo, memory.
Throughout the album, the heterogeneous ensemble is expertly calibrated: Console’s flutes and Massaro’s bass clarinet dialogue with Vita’s prepared guitar metallic resonances; Curci and Console’s saxophones weave among Forestiere’s oblique percussion; Liuzzi and Sabato’s voices chase each other in echoes and dissonances; electronics act as connective tissue, an invisible magma that envelops and transforms everything.
Xenia is not just an album, but a poetic-sonic device that invites attentive listening, suspension of judgment, and contemplation of the ephemeral. A work that cannot be possessed but, like the gift of the Greek guest, offers itself in its irreducible otherness.
Track list:
Amare un’ombra ombre noi stessi
Di là dal filo
Xenia I
Inappartenenza
Fiere di vanità
Infilascarpe
Strana pietà
Dagherrotipo
Xenia II
Giudizio universale
Personnel
Leonardo Vita / prepared guitar, electronics
Matilde Sabato / voice, electronics
Chiara Liuzzi / voice, objects
Donato Console / flute
Vittorino Curci / alto sax
Gianni Console / baritone sax
Francesco Massaro / bass clarinet, electronics
Walter Forestiere / drums, objects
All compositions by Leonardo Vita and Matilde Sabato.
Produced by Leonardo Vita, Matilde Sabato, and Maurizio Bizzochetti for Dodicilune. Recorded August 29, 2024, mixed September 3, 2024, mastered September 6, 2024 at Mast Studio, Bari, Italy. Sound engineer Massimo Stano.
Cover drawing by Leonardo Vita.
Photos by Antonello Roca.