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| Giovanni Digiacomo feat Fabrizio Bosso – Time To Reset |
Giovanni Digiacomo feat Fabrizio Bosso – Time To Reset (Barly Records, 2025)
Jazz, emozione e improvvisazione: il percorso di un giovane musicista tra ricordi e nuovi orizzonti
Time to Reset del sassofonista jazz Giovanni Digiacomo, pubblicato dall’ottima Barly Records, è un disco che nasce da un sogno d’adolescenza e si trasforma in un atto di maturità musicale. L’incontro, a 14 anni, con il suono libero e luminoso di Fabrizio Bosso ha lasciato un segno profondo nel giovane musicista siciliano, tanto da spingerlo – anni dopo – a volerlo accanto nel suo primo progetto da leader. Ed è proprio da questo desiderio che prende forma Time to Reset: otto brani che raccontano un viaggio interiore, fatto di ritmo, improvvisazione e scoperta.
Nato a Comiso nel 1991, Digiacomo ha iniziato a suonare il sax a soli nove anni, portando con sé la curiosità e la disciplina di chi sa che la musica può diventare una casa. Trasferitosi a Milano, si diploma brillantemente in musica classica al Conservatorio “Giuseppe Verdi”, ma è nel jazz che trova la sua vera voce: una voce che guarda lontano, verso Boston e Lovanio, dove ottiene borse di studio rispettivamente al Berklee College of Music e al Lemmens Institute. Nel 2009 è finalista al Concorso “Massimo Urbani”, unico sassofonista contralto italiano tra i finalisti, mentre l’anno successivo vola a New York per esibirsi alla XI Nova Conference presso la Columbia University.
Il suo percorso si intreccia presto con esperienze importanti: nel 2015 suona all’Expo Milano, nel 2016 debutta con il progetto Highlights – affiancato da Attilio Zanchi – aprendo il festival JazzMi. Ma la sua curiosità non si ferma al jazz: Digiacomo presta il suo suono anche alla musica pop, collaborando con artisti come Marco Mengoni per la Sony Music. Oggi la sua carriera si muove tra Italia, Germania, Svizzera, Ungheria, Malta e Francia, con un calendario di concerti sempre fitto e una costante ricerca di nuovi spazi sonori.
Time to Reset è il compimento di quel sogno e, insieme, il segno di una maturità raggiunta. Otto brani che raccontano un viaggio personale, tra ritmo e improvvisazione, tra memoria e desiderio di scoperta. È un disco che parla di crescita, di fiducia e di quella necessità, a volte inevitabile, di premere “reset” per ritrovare il proprio suono, la propria direzione.
Musicalmente, l’album si muove con naturalezza tra momenti densi e intensi e passaggi più sospesi e contemplativi. Il sax di Giovanni Digiacomo è protagonista assoluto, ma sempre in dialogo con Gianluca Di Ienno al pianoforte, che con armonie morbide o ritmi più incisivi accompagna e stimola le improvvisazioni. Il contrabbasso di Carlo Bavetta regge il tessuto armonico con solidità e respiro, mentre Pasquale Fiore alla batteria intreccia groove e colore con eleganza, mai invadente. E quando entra in scena Fabrizio Bosso alla tromba, il suono si illumina, si apre e guadagna profondità, come un raggio di luce che attraversa il tessuto sonoro, aggiungendo tensione, lirismo e libertà.
Il risultato è un disco dinamico e vario, in cui ogni brano ha un’identità chiara ma si lega agli altri come parte di un unico racconto. Il jazz qui è vissuto come linguaggio libero e vivo, capace di accogliere influenze, emozioni e ricordi, trasformandoli in paesaggi sonori che parlano direttamente all’ascoltatore.
Ogni traccia ha un suo colore, un suo respiro, ma tutte condividono un’urgenza comune: quella di rimettersi in gioco, di ripartire da sé. Il pezzo che dà il titolo all’album, scritto a soli diciannove anni, è stato il seme da cui tutto è germogliato: una composizione rimasta nel cassetto, poi riscoperta, rivissuta e finalmente portata alla luce con nuova consapevolezza. È la dimostrazione di come il jazz, quando è autentico, sappia trasformare il tempo in materia viva, capace di rigenerarsi continuamente.
Ogni brano di Time to Reset nasce come un frammento di vita trasformato in suono, un dialogo intimo tra memoria, emozione e improvvisazione. In Dear Lee si avverte la gratitudine verso i maestri e, soprattutto, la presenza di Fabrizio Bosso, che con la sua tromba inconfondibile illumina il brano aggiungendo profondità, colore e un senso di libertà rara.
Power Nap invece è giocoso e leggero, un piccolo esercizio quotidiano di leggerezza e di ritmo, che sembra catturare quell’attimo sospeso tra sonno e veglia in cui le idee prendono forma da sole.
Fisherman Sentences è un racconto ironico e affettuoso, ispirato a un amico pescatore e ai suoi consigli coloriti. L’amicizia diventa suono, gli aneddoti si trasformano in ritmo, e le voci dei ricordi si intrecciano nel dialogo tra sax, tromba e sezione ritmica, fino a far nascere un sorriso in ogni nota ... ottimo il solo di contrabbasso di Carlo Bavetta.
Con Reflections Around the Blue, invece, ci si lascia trasportare dal respiro del mare, in una pausa contemplativa che invita all’introspezione, mentre Ballad for C. si fa delicata, dolce, quasi un gesto d’amore tradotto in melodia, personale e universale allo stesso tempo.
In If You Know riaffiorano le radici mediterranee di Digiacomo, quella “sicilianità” sottile ma profonda che attraversa tutto il disco, conferendo calore e carattere, tra passaggi morbidi e improvvisazioni che sembrano respirare con il musicista stesso.
Segue Should Be Great (for Cecil), una dedica che profuma di tenerezza e gratitudine. C’è qualcosa di intimo e luminoso in questo brano: il sax di Giovanni Digiacomo dialoga con la tromba di Fabrizio Bosso in un intreccio di voci calde e sincere, dove ogni nota sembra un gesto d’affetto. Il pianoforte di Gianluca Di Ienno accompagna con eleganza e misura, mentre Carlo Bavetta e Pasquale Fiore costruiscono una base ritmica morbida e pulsante. È un brano che celebra la gioia delle piccole cose, quella meraviglia quotidiana che nasce da una presenza capace di portare luce, anche nei momenti più silenziosi.
Il disco si chiude infine con la title track Time to Reset, un brano che sembra racchiudere l’intero percorso del disco: nato in gioventù, custodito per anni e infine rivissuto con consapevolezza, come se ogni esperienza, ogni ascolto e ogni incontro avessero contribuito a riportare Giovanni al punto di partenza, ma con occhi nuovi, più lucidi e aperti. È un finale che non chiude davvero, ma apre, con energia e poesia, e che restituisce al jazz la sua essenza più autentica: quella di essere un continuo atto di rinascita e di scoperta personale.
Time to Reset non è solo un disco: è un viaggio, un diario sonoro in cui ogni nota porta con sé una storia, una scelta, una emozione vissuta. Ascoltarlo significa entrare nella mente e nel cuore di Giovanni Digiacomo, seguire il suo respiro, le sue pause, le sue improvvisazioni come se fossero momenti di vita condivisi. È un invito a fermarsi, a riflettere e allo stesso tempo a lasciarsi trasportare, a trovare la bellezza nelle piccole cose e nella libertà che solo la musica sa offrire.
In questo viaggio tra memoria, amicizie, radici e amore, il sax di Digiacomo diventa voce autentica e confessione interiore, capace di raccontare senza parole, con calore e verità. E se alla fine resta un sorriso, un brivido o il desiderio di premere “play” ancora una volta, significa che la musica ha fatto il suo dovere: ricordarci che è vita, emozione e rinascita.
Time to Reset lascia un segno profondo, personale e universale al tempo stesso: la sensazione che, dopo ogni nuovo inizio, ci sia sempre spazio per ripartire, scoprire, e lasciarsi toccare ancora.
English version
Giovanni Digiacomo feat Fabrizio Bosso – Time To Reset (Barly Records, 2025)
Jazz, Emotion and Improvisation: The Journey of a Young Musician Between Memories and New Horizons
Time to Reset by jazz saxophonist Giovanni Digiacomo, released by the excellent Barly Records, is an album born from an adolescent dream and transformed into an act of musical maturity. At the age of fourteen, Digiacomo encountered the free and luminous sound of Fabrizio Bosso, an experience that left a lasting mark on the young Sicilian musician and later inspired him to have Bosso by his side for his first project as a leader. From that desire, Time to Reset takes shape: eight tracks that narrate an inner journey made of rhythm, improvisation, and discovery.
Born in Comiso in 1991, Digiacomo began playing the saxophone at just nine years old, carrying with him both curiosity and the discipline of someone who already senses that music can become a home. After moving to Milan, he graduated with honors in classical music from the Giuseppe Verdi Conservatory, but it was in jazz that he found his true voice — one that looked outward, toward Boston and Leuven, where he was awarded scholarships at the Berklee College of Music and the Lemmens Institute. In 2009, he became a finalist at the Massimo Urbani Jazz Competition, the only Italian alto saxophonist among the finalists, and the following year he performed in New York at the XI Nova Conference hosted by Columbia University.
His path soon intertwined with significant experiences: in 2015 he played at Expo Milano, and in 2016 he debuted with his project Highlights — alongside Attilio Zanchi — opening the JazzMi festival. His curiosity, however, extends beyond jazz; Digiacomo has also contributed to pop music, recording with Marco Mengoni for Sony Music. Today, his career moves across Italy, Germany, Switzerland, Hungary, Malta, and France, with a busy touring schedule and a constant search for new sonic spaces.
Time to Reset represents the fulfillment of that early dream and, at the same time, the sign of an artistic maturity. Eight tracks unfold as a personal journey — between rhythm and improvisation, between memory and the desire for discovery. It’s an album about growth, trust, and that sometimes necessary act of pressing “reset” to rediscover one’s sound and direction.
Musically, the album flows with natural ease between dense, vibrant passages and moments of suspension and reflection. Giovanni Digiacomo’s saxophone is the central voice — expressive, searching — yet always in dialogue with Gianluca Di Ienno on piano, whose soft harmonies and rhythmic accents gently provoke and support the improvisations. Carlo Bavetta’s double bass grounds the harmonic structure with solidity and breath, while Pasquale Fiore adds elegant color and groove on drums, never overwhelming the ensemble. And when Fabrizio Bosso enters on trumpet, the music brightens and deepens — his touch cuts through like a ray of light, adding tension, lyricism, and freedom.
The result is a dynamic and varied work in which each track has a clear identity yet connects to the others as part of a single story. Jazz here is a living, breathing language — open to emotion, memory, and experiment — turning every sound into a landscape that speaks directly to the listener.
Each composition has its own shade and rhythm, but they all share a common urgency: the need to start again. The title track, written when Digiacomo was just nineteen, became the seed from which the entire project grew — a piece once tucked away, later rediscovered and reimagined with new awareness. It shows how jazz, when it’s genuine, can transform time itself into something living, continuously renewing.
Each piece on Time to Reset feels like a fragment of life turned into sound, an intimate dialogue between memory, emotion, and improvisation. Dear Lee breathes gratitude toward those who came before and shines with Bosso’s unmistakable trumpet, which brings depth, color, and rare freedom.
Power Nap is playful and light — a small rhythmic meditation that captures that fleeting moment between sleep and wakefulness when ideas begin to form.
Fisherman Sentences tells a warm and humorous story inspired by a fisherman friend and his vivid advice. Friendship becomes sound, anecdotes turn into rhythm, and memories take shape in the interplay between sax, trumpet, and rhythm section — with an excellent solo by Carlo Bavetta on double bass.
With Reflections Around the Blue, the music takes a contemplative turn — a breath of sea air, an invitation to stillness and introspection. Ballad for C., by contrast, is tender and intimate, a love gesture translated into melody, both deeply personal and universal.
In If You Know, Digiacomo’s Mediterranean roots surface — a subtle but profound “Sicilianity” that runs through the whole album, giving warmth, character, and lyrical nuance, as if the music itself breathed with the artist.
Should Be Great (for Cecil) follows as a tender and radiant dedication, filled with gratitude. Here the saxophone and Bosso’s trumpet engage in a heartfelt conversation, two voices intertwining with sincerity and light. Gianluca Di Ienno’s piano offers balance and poise, while Bavetta and Fiore create a supple rhythmic foundation. The piece celebrates joy and presence — the quiet wonder that a single gesture, a single person, can bring into everyday life.
The album closes with Time to Reset, the title track that encapsulates the album’s entire spirit: a piece written in youth, kept aside, and finally reawakened with experience and clarity. Every encounter, every note, and every silence seems to lead back to that original impulse — not as a return, but as a renewal. It’s a conclusion that doesn’t really end; it opens, full of energy and poetry, restoring jazz to its purest essence — an ever-evolving act of rebirth and self-discovery.
Time to Reset isn’t just an album — it’s a journey, a sonic diary where each note carries a story, a decision, an emotion lived. Listening feels like stepping inside Giovanni Digiacomo’s world — following his breath, his pauses, his improvisations as fragments of shared life. It’s an invitation to pause and reflect, yet also to move, to rediscover beauty in small things and in the freedom that only music can truly offer.
Through this journey of memory, friendship, roots, and love, Digiacomo’s saxophone becomes an honest voice, a form of confession that speaks without words, with warmth and truth. And if, at the end, what remains is a smile, a shiver, or simply the urge to press “play” once more, it means the music has fulfilled its purpose: reminding us that it is, above all, life, emotion, and rebirth.
Time to Reset leaves a lasting impression — personal and universal at once — evoking that reassuring sense that after every new beginning, there is always space to start again, to discover, and to be moved once more.

