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Nawawi Sepharad - La Reina (Filibusta Records, 2025)
Ci sono dischi che non nascono da una semplice ispirazione musicale, ma da una visione. La Reina, esordio del progetto Nawawi Sepharad, porta la firma di Tiziana Nauaui, voce e anima di un’idea che attraversa i secoli, le frontiere, le identità. L’intento non è solo quello di reinterpretare la musica sefardita – echi di un tempo medievale e rinascimentale, di una memoria giudaico-spagnola dispersa con la diaspora del 1492 – ma di restituirle nuova linfa, portandola dentro il linguaggio vivo e mutevole del jazz contemporaneo.
La voce della Nauaui non è semplice mezzo espressivo, è strumento di scavo. In lei si avverte una memoria corporea, qualcosa che si fa carne e canto, capace di trasformare ogni melisma in una traiettoria emotiva. La sua formazione classica – violino e canto al Conservatorio A. Casella de L’Aquila – e la lunga esperienza tra i palcoscenici d’Europa, si avvertono soprattutto nella padronanza con cui affronta repertori complessi e nell’equilibrio tra rigore e libertà.
Ma La Reina non sarebbe ciò che è senza il respiro collettivo che lo anima. A sostenerla in questo viaggio ci sono musicisti che non sono meri accompagnatori, ma compagni di rotta, ognuno con una voce propria: Manuela Pasqui al pianoforte cesella spazi armonici ampi, lirici, dove le melodie possono distendersi o fremere; Gigi Lamberti al contrabbasso lavora in sottrazione, sorreggendo con tocco elegante e presenza discreta; Marco Landriani, alla batteria, abita la forma con leggerezza, scegliendo quando entrare, quando lasciare che il silenzio abbia il suo tempo.
Il disco prende il titolo da un riferimento storico che pesa come un’ombra lunga: Isabella di Castiglia, la “reina” che nel 1492 firmò l’Editto dell’Alhambra, costringendo alla fuga migliaia di ebrei dalla Spagna. Quella ferita collettiva genera una dispersione che diventa anche fertile contaminazione: i canti sefarditi si mescolano alle musiche dei luoghi d’esilio – dal Maghreb ai Balcani, fino al Sud America. La Nauaui ne raccoglie le tracce e le rilegge non con spirito filologico, ma come gesto di trasmissione attiva, reinterpretazione, costruzione.
La regina, brano originale e cuore simbolico dell’album, compie una torsione significativa: Isabella diventa la Regina di Cuori di Lewis Carroll, maschera favolistica e crudele, metafora del potere che esclude e decide. Ma La Reina è anche un album sulle donne e sul potere altro, quello che resiste, che viene taciuto o dimenticato. La Nauaui si ispira a figure come Tezeta Abraham, donna nata nel deserto e diventata attrice e attivista in Italia, e alle sovrane dimenticate di cui ha scritto Enrico Abenavoli: donne che hanno governato nell’ombra, che la Storia ha oscurato ma che la musica qui riesuma e celebra.
Ogni brano del disco è una soglia, un racconto a sé. Scalerica de oro mantiene l’arcaico lirismo sefardita ma lo incastra in strutture armoniche rinnovate, mentre Hija mia è un duetto intimo tra voce e pianoforte, denso di pathos trattenuto.
Cuando el rey Nimrod, pezzo già narrativo nella sua forma originale, acquista qui una mobilità liquida, quasi cinematografica.
In Alta es la luna si respirano influssi arabi più marcati, trasfigurati da un lavoro ritmico e armonico di grande finezza.
Con Morena me llaman, la voce danza sul filo dell’improvvisazione, mentre il trio costruisce un equilibrio teso e mai scontato.
Por la tua Puerta yo pasì chiude l’album con un’intensità emotiva che non cerca il climax, ma una dolce combustione finale, una malinconia leggera.
In questo lavoro, la storia non è solo evocata: è riletta, riscritta e attraversata con lo sguardo del presente. C’è qualcosa di profondamente politico – nel senso più alto – in questa scelta di restituire voce e spazio a memorie marginali, a donne esiliate dalla Storia ufficiale. Ma La Reina è anche e soprattutto un’esperienza sonora avvolgente, un intreccio riuscito di tradizione e innovazione, di radici e visione. Un disco che non racconta soltanto da dove veniamo, ma ci invita a chiederci – con poesia e consapevolezza – dove stiamo andando.
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Nawawi Sepharad (Tiziana Nauaui, Manuela Pasqui, Gigi Lamberti e Marco Landriani) |
Track list:
Scalerica de oro
Hija mia
Cuando ele rey Nimrod
Alta es la luna
La regina
Morena me llaman
Por la tua Puerta yo pasì
Pagina facebook di Tiziana Nauaui: https://www.facebook.com/profile.php?id=100063721470971
English version
Nawawi Sepharad - La Reina (Filibusta Records, 2025)
Some albums are not born merely from musical inspiration, but from a vision. La Reina, the debut of the Nawawi Sepharad project, bears the signature of Tiziana Nauaui—voice and soul of a concept that transcends centuries, borders, and identities. The aim is not just to reinterpret Sephardic music—echoes of medieval and Renaissance times, of a Judeo-Spanish memory scattered by the diaspora of 1492—but to breathe new life into it, bringing it into the vibrant and ever-evolving language of contemporary jazz.
Nauaui’s voice is not merely an expressive tool—it’s an instrument of excavation. One can sense a corporeal memory within her singing, something that becomes flesh and chant, capable of turning every melisma into an emotional trajectory. Her classical training—violin and voice at the A. Casella Conservatory in L’Aquila—and her extensive experience on European stages resonate in her mastery of complex repertoires and in her ability to balance discipline and freedom.
Yet La Reina would not be what it is without the collective breath that animates it. Supporting Nauaui on this journey are musicians who are far from simple accompanists—they are fellow navigators, each with a voice of their own. Manuela Pasqui, on piano, carves out spacious, lyrical harmonic landscapes where melodies can unfold or tremble. Gigi Lamberti, on double bass, works by subtraction, sustaining with elegant touch and discreet presence. Marco Landriani, on drums, inhabits the form with delicacy, knowing when to enter and when to let silence have its time.
The album takes its title from a historical reference that looms like a long shadow: Isabella of Castile, the “reina” who in 1492 signed the Alhambra Decree, expelling thousands of Jews from Spain. That collective wound generated a diaspora that became fertile ground for cultural blending: Sephardic songs mingled with the music of exile lands—from the Maghreb to the Balkans, all the way to South America. Nauaui gathers these traces and reimagines them—not with a philological intent, but as an act of active transmission, reinterpretation, and construction.
La regina, the original piece and symbolic heart of the album, makes a powerful shift: Isabella becomes Lewis Carroll’s Queen of Hearts, a cruel fairytale figure and metaphor for a power that excludes and dictates. But La Reina is also an album about women and another kind of power—the one that resists, that remains unspoken or forgotten. Nauaui draws inspiration from figures like Tezeta Abraham, a woman born in the desert who became an actress and activist in Italy, and from the forgotten sovereigns written about by Enrico Abenavoli—women who ruled from the shadows, erased by history but brought back to life and honored through this music.
Each track on the album is a threshold, a story unto itself. Scalerica de oro preserves the archaic lyricism of Sephardic song but reframes it in renewed harmonic structures. Hija mia is an intimate duet between voice and piano, dense with restrained pathos.
Cuando el rey Nimrod, already narrative in its original form, gains here a fluid, almost cinematic movement.
In Alta es la luna, Arab influences are more pronounced, reshaped through refined rhythmic and harmonic work.
With Morena me llaman, the voice dances on the edge of improvisation, while the trio builds a taut, never predictable balance.
Por la tua Puerta yo pasì closes the album with emotional intensity that doesn’t seek a climax, but a gentle final combustion—a light melancholy.
In this work, history is not merely evoked—it is reread, rewritten, and traversed through the lens of the present. There is something deeply political—in the highest sense—in this choice to give voice and space back to marginal memories, to women exiled from official history. But La Reina is also, and above all, an enveloping sonic experience—a successful intertwining of tradition and innovation, of roots and vision. An album that not only tells us where we come from but invites us—with poetry and awareness—to ask where we are going.
Tracklist:
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Scalerica de oro
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Hija mia
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Cuando el rey Nimrod
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Alta es la luna
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La regina
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Morena me llaman
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Por la tua Puerta yo pasì
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