Zio Crocifisso - Campana Di Legno + Trappola Per Topi (AMS Records, 2025)
Certe volte la musica ti guarda storto, ti sfida. Non ti viene incontro con una melodia accogliente o un ritornello da fischiettare. Ti prende di petto, ti fa inciampare nelle sue strutture sghembe, ti strattona in un viaggio che non ti somiglia ma ti parla lo stesso. È quello che mi è successo con Campana Di Legno + Trappola Per Topi, opera prima – ma già sorprendentemente matura – degli Zio Crocifisso.
Il nome, preso in prestito da un personaggio de I Malavoglia, evoca un’Italia letteraria, verista, intransigente. E proprio come il romanzo di Verga, questo disco sembra voler raccontare – in forma sonora – una realtà dura, disincantata, in cui l’uomo è spesso ingabbiato in meccanismi più grandi di lui. Il tutto attraverso un linguaggio musicale che pesca nel progressive, nell’avant-rock, nel metal dissonante, nell’ambient disturbante. Ma più di tutto, è l’ibridazione costante a colpire: nulla è lasciato immobile, ogni brano sembra reagire a quello precedente, come in una spirale sonora che si costruisce per contrasto.
Zio Crocifisso nasce nel 2021 come progetto strumentale con un’anima fortemente avant-prog, figlio di contaminazioni che spaziano dal rock sperimentale al doom, dal math rock al noise, passando per l’improvvisazione radicale e certe derive teatrali della musica colta contemporanea. Ma è con l’arrivo del bassista Fabio Malizia e grazie a una serie di collaborazioni vocali e strumentali che il gruppo compie un salto, sia concettuale che narrativo, dando vita a un’opera in due tempi: da un lato l’EP Campana di Legno del 2024, dall’altro il nuovo materiale di Trappola per Topi, fusi oggi in un’unica narrazione.
Il cuore pulsante del gruppo è un quartetto dalle idee chiarissime: Paolo “SKE” Botta (Yugen, SKE and Not A Good Sign) alle tastiere, Dario Magri (Sho, Yokoano) alla batteria, Matteo Serenelli (Appetizers) alle chitarre e Fabio Malizia (Orbe) al basso. Ma il mondo sonoro che costruiscono si dilata grazie a una fitta rete di presenze che non restano mai sullo sfondo. Le voci di Thea Ellingsen Grant, Andrea Dal Santo “Mitzi” e Margherita Botta attraversano l’album con accenti ora teatrali ora lirici, i sassofoni di Simen Ådnøy Ellingsen aggiungono spigoli e profondità, il vibrafono di Jacopo Costa introduce un elemento percussivo rarefatto e suggestivo, mentre il violino di Elia Leon Mariani disegna trame sottili, a volte straziate. A chiudere il cerchio, il coro de La Miniera, che contribuisce a rendere ancora più stratificata l’atmosfera drammatica e visionaria dell’opera.
Il disco si apre con L’Acconto, una voce cavernosa e straniante che più che introdurre, sprofonda subito l’ascoltatore in un territorio alieno. Arenicola aggredisce con chitarre sature e ritmiche sbilenche, mentre Metaxu e Il Tramonto dell’Occidente si Avvicina portano in territori più oscuri, tra ambient e dissonanze.
Il cuore dell’opera, però, pulsa in Lievito Madre (Pt. I–V): quasi tredici minuti di viaggio stratificato tra arpeggi sospesi, sax contorti, vibrafoni fluttuanti e voci femminili che evocano una liturgia laica e inquieta. È un brano che si fa metafora della fermentazione lenta e inesorabile di una coscienza collettiva.
Ma Zio Crocifisso non rinuncia al nervo: Buone Parole ha l’irruenza tagliente di un manifesto punk in miniatura, mentre E Mele Fradicie rievoca certe atmosfere settantiane rilette con sguardo contemporaneo.
Margherita Legge Umberto G. è forse il brano più politico del disco: una denuncia dura e teatrale del disincanto sociale, che unisce racconto e musica in un crescendo che non dà respiro. Parte con un pianoforte che sembra promettere calma, ma è solo un’illusione. La voce della giovanissima Margherita Botta introduce la storia, poi tutto cambia: arrivano chitarre distorte, ritmi spezzati e synth minacciosi. Un climax potente, che scuote e lascia il segno.
Il finale è degno del viaggio: Il Cuore si Stanca anche Lui torna alla voce narrante, stavolta più umana, quasi intima. E La Malora chiude come una preghiera laica, corale, sinfonica, dolente e bellissima. Una discesa e una risalita nello stesso respiro.
Una menzione speciale va anche al lavoro di produzione: la cura timbrica è evidente in ogni passaggio. Le registrazioni si sono svolte tra gli Alari Park Studios con Davide Vezzoli, l’Albero Musicale con Matteo Serenelli, e i South Central Ceppine Studios con Paolo "SKE" Botta. Il mix finale, firmato da Serenelli, conferma la statura professionale di un disco che, pur nella sua radicalità, non lascia nulla al caso.
Non è un disco facile, Campana Di Legno + Trappola Per Topi. Ma è un disco necessario. Perché osa, perché sfida, perché parla – a modo suo – del nostro tempo. E se è vero che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, gli Zio Crocifisso sembrano volerci tendere un orecchio spalancato, pur se attraversato da urla, silenzi, distorsioni e poesia.
Una delle sorprese più audaci e stimolanti di questo 2025. Avanti così.
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Zio Crocifisso |
Track list:
1. L'acconto
2. Arenicola
3. Speziale
4. Metaxu
5. Il Tramonto dell'Occidente si Avvicina
6. Lievito Madre (PT. I-V)
7. Buone Parole
8. E Mele Fradicie
9. Margherita Legge Umberto G.
10. La Rivolta dei Servi
11. La Malabestia di Calafato
12. Vince
13. Il Cuore si Stanca Anche Lui
14. La Malora
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