martedì 2 dicembre 2025

Circles – Luca Mannutza Quintet: jazz che respira, cambia, racconta | Redapolis Music Blog

Luca Mannutza Quintet – Circles

Luca Mannutza Quintet – Circles (A.MA Records, 2025)

Un cerchio di suoni che si apre, si espande e ritorna, come un respiro infinito

Circles del Luca Mannutza Quintet è un album che ti prende fin dal primo ascolto, un disco in cui rigore e libertà convivono senza conflitti, e dove eleganza e intensità emotiva si intrecciano come fili sottili di un tessuto prezioso. Richiede attenzione, invita a fermarsi, a osservare le sfumature, i contrappunti, i silenzi tra le note, e a lasciarsi attraversare da ciò che emerge tra un accordo e l’altro.

Luca Mannutza, pianista cagliaritano classe 1968, è una delle voci più riconoscibili del jazz italiano. Formato tra studi classici e una naturale inclinazione all’improvvisazione, ha trovato nel jazz il suo spazio più autentico: un luogo dove unire rigore, eleganza e quella sensibilità che attraversa ogni suo fraseggio.
Nel corso degli anni ha collaborato con molti protagonisti della scena italiana e internazionale, costruendo un linguaggio personale fatto di ascolto, equilibrio e una cura del dettaglio che emerge in ogni progetto. Che si tratti di trio, quintetto o formazioni più ampie, Mannutza porta sempre una visione limpida: il jazz come racconto condiviso, capace di trasformare la complessità in emozione.

Pubblicato dall’etichetta di Antonio Martino, A.MA Records, Circles conferma la capacità della label di sostenere progetti di altissimo livello, attenti sia alla qualità artistica sia alla cura dei dettagli. Martino e il suo team offrono un contesto ideale perché musicisti come Luca Mannutza possano sviluppare un linguaggio sonoro raffinato, contemporaneo ma radicato nella tradizione, dando vita a dischi che sono esperienza autentica e completa.

Il quintetto – Luca Mannutza al piano, Paolo Recchia al sassofono contralto, Jordan Corda al vibrafono, Daniele Sorrentino al basso e Sasha Mashin alla batteria – costruisce un linguaggio sonoro ricco, avvolgente, in cui ogni musicista aggiunge la propria voce senza mai sovrastare le altre. Mannutza guida il gruppo con una sensibilità acuta e precisa, Recchia e Corda disegnano melodie sospese tra introspezione e movimento, mentre Sorrentino e Mashin tessono una base ritmica elastica, capace di sorreggere e accompagnare ogni sviluppo senza mai ingessare la musica.

Ogni brano appare come un piccolo mondo a sé, cucito con cura, fatto di dettagli da scoprire lentamente: armonie che si trasformano, pause che diventano respiro, tensioni che si sciolgono in improvvisi lampi di bellezza. Circles è un album che racconta, senza urla né effetti facili, una storia fatta di equilibrio e ricerca, un invito a lasciarsi guidare in territori sonori nuovi, profondi, capaci di sorprendere anche chi pensa di conoscere già la strada.

Circles apre l’album come un pensiero che ritorna, un moto continuo che cambia forma a ogni passaggio. Il pianoforte disegna frasi che si rincorrono, il vibrafono illumina il percorso con bagliori sottili, il sax aggiunge una tensione morbida che dà profondità al paesaggio sonoro. Tutto si muove come un cerchio che si espande con naturalezza, senza fretta.

In Metamorpho la melodia cambia pelle di continuo: il pianoforte alterna pieni e vuoti, il vibrafono lancia piccoli riflessi in movimento, il sax interviene come un’ombra che si allunga e si ritrae. Basso e batteria sostengono il fluire del brano con leggerezza, lasciando che la musica si trasformi senza perdere coerenza. È una metamorfosi continua, delicata e mai forzata.

D-Isolation evoca una solitudine lucida, osservata a distanza. Il pianoforte avanza con passi misurati, il sax appare come una velatura sottile che porta con sé una tensione composta. Le dinamiche si stringono e si aprono con naturalezza, creando uno spazio sospeso, quasi notturno, in cui la musica sembra trattenere il fiato.

In Back Comedy emerge una vitalità immediata. Il vibrafono e il sax dialogano con energia, intrecciando linee rapide che portano il brano verso una dimensione quasi giocosa. Mannutza rilegge Tony Williams con freschezza, dando forma a un intreccio ritmico vivace, mentre la batteria diventa un motore pulsante che tiene insieme tutto, lasciando ai solisti la libertà di muoversi con brillantezza.

In Herzog di Bobby Hutcherson il vibrafono di Jordan Corda illumina la melodia con grande presenza; Mannutza al piano intesse armonie e contrappunti che accompagnano con naturalezza, mentre il sax di Paolo Recchia aggiunge profondità e calore. Quando il brano si apre, Daniele Sorrentino prende la parola con un assolo di contrabbasso intenso e cantabile, sorretto dalla batteria di Sasha Mashin che mantiene respiro e equilibrio. Ne nasce un tessuto sonoro sottile e vivo, sospeso tra delicatezza e tensione.

December si muove come un respiro sospeso, costruendo un’atmosfera rarefatta in cui ogni silenzio e ogni pausa diventano parte essenziale della musica. Il contrabbasso di Sorrentino scende con passo profondo, mentre il vibrafono aggiunge un velo crepuscolare che illumina delicatamente la trama sonora. L’insieme evoca un paesaggio invernale, fatto di calma meditativa e piccoli dettagli che emergono lentamente all’ascolto.

In Vortex la musica si sviluppa come un vortice che si apre lentamente: gli accordi si intrecciano tra loro, il pianoforte crea motivi ritmici avvolgenti, mentre il sax e la batteria ne sottolineano il dinamismo e il respiro del brano.

A chiudere l’album, The End of a Love Affair di Edward Readding prende nuova vita in una chiave contemporanea: Mannutza modula il pianoforte tra passaggi delicati e momenti di tensione controllata, mentre il sax, il vibrafono e la sezione ritmica tessono un dialogo fluido e armonioso. Il risultato è un equilibrio sottile e misurato, capace di emozionare senza ricorrere a sentimentalismi immediati, lasciando che la musica parli con naturale eleganza.

Luca Mannutza

La sequenza dei brani accompagna l’ascoltatore in un viaggio fatto di strati e sfumature, alternando composizioni originali a riletture di autori diversi, senza mai perdere coerenza o fluidità. Ogni traccia apre porte diverse: momenti di introspezione si alternano a esplosioni di energia, pause sospese lasciano spazio a dialoghi intensi tra gli strumenti. Il vibrafono di Corda aggiunge una luce particolare, un colore delicato ma incisivo che illumina la trama sonora, mentre il pianoforte di Mannutza costruisce geometrie armoniche che si muovono tra pensiero e sentimento, tra il riflessivo e il collettivo. Sax, contrabbasso e batteria completano il quadro, creando un equilibrio tra leggerezza e profondità, tra dettaglio e ampiezza.

Circles è un disco jazz capace di avvolgere chi ascolta, di farsi spazio dentro l’immaginazione, di condurlo in territori sonori inaspettati, sorprendenti e intensamente vivi, un album umorale e cangiante che lascia una traccia duratura nella memoria.

 English version

 Luca Mannutza Quintet – Circles (A.MA Records, 2025)

 A circle of sounds that opens, expands, and returns, like an endless breath.

Circles by the Luca Mannutza Quintet is an album that captivates from the very first listen, a record where discipline and freedom coexist effortlessly, and where elegance and emotional intensity intertwine like the delicate threads of a precious fabric. It demands attention, inviting the listener to pause, notice the subtleties, the counterpoints, the silences between notes, and to let themselves be carried by everything that emerges between one chord and the next.

Luca Mannutza, a pianist from Cagliari born in 1968, is one of the most recognizable voices in Italian jazz. Trained in classical studies and naturally inclined toward improvisation, he has found in jazz his most authentic space: a place where rigor, elegance, and a sensitive touch flow through every phrase. Over the years, he has collaborated with many leading figures in the Italian and international scene, developing a personal language defined by listening, balance, and attention to detail that shines through in every project. Whether performing in a trio, a quintet, or larger ensembles, Mannutza consistently presents a clear vision: jazz as a shared story, capable of transforming complexity into emotion.

Released by Antonio Martino’s label, A.MA Records, Circles confirms the label’s ability to support projects of the highest level, attentive to both artistic quality and the care of details. Martino and his team provide an ideal environment for musicians like Luca Mannutza to develop a refined, contemporary sound that remains rooted in tradition, resulting in records that offer a full and authentic experience.

The quintet – Luca Mannutza on piano, Paolo Recchia on alto sax, Jordan Corda on vibraphone, Daniele Sorrentino on double bass, and Sasha Mashin on drums – constructs a rich, enveloping sonic language, where every musician adds their voice without ever overpowering the others. Mannutza leads with acute, precise sensitivity, Recchia and Corda weave melodies that hover between introspection and motion, while Sorrentino and Mashin provide an elastic rhythmic foundation that supports and accompanies every development without ever constraining the music.

Each track feels like a small, self-contained world, carefully stitched together, with details that reveal themselves slowly: harmonies that shift, pauses that breathe, tensions that dissolve into sudden flashes of beauty. Circles tells its story quietly, without shouts or cheap effects, offering balance and exploration, inviting the listener to follow it into new, profound sonic territories, capable of surprising even those who think they already know the way.

The album opens with the title track, Circles, like a returning thought, a continuous motion that changes shape with each phrase. Piano lines chase one another, the vibraphone highlights the path with subtle glimmers, and the sax adds gentle tension, enriching the sonic landscape. Everything moves naturally, like a circle expanding without hurry.

In Metamorpho, the melody continually transforms: the piano alternates between full chords and measured silences, the vibraphone casts fleeting reflections, and the sax floats like a shadow extending and retracting. Bass and drums sustain the flow lightly, allowing the music to evolve naturally. It’s a constant, delicate metamorphosis.

D-Isolation evokes lucid solitude observed from a distance. The piano advances with measured steps, the sax appears as a thin veil carrying composed tension. Dynamics contract and expand organically, creating a suspended, almost nocturnal space, where the music seems to hold its breath.

Back Comedy exudes immediate vitality. Vibraphone and sax converse energetically, weaving rapid lines that push the piece toward a playful dimension. Mannutza reinterprets Tony Williams with freshness, shaping a lively rhythmic weave, while the drums pulse at the core, giving soloists the freedom to move with brilliance.

In Herzog by Bobby Hutcherson, Jordan Corda’s vibraphone illuminates the melody with a radiant presence; Mannutza weaves harmonies and counterpoints naturally, while Paolo Recchia’s sax adds warmth and depth. At a pivotal moment, Daniele Sorrentino delivers an intense, lyrical double bass solo, supported by Sasha Mashin’s drums, which maintain breath and balance. The result is a delicate, living sonic fabric, suspended between tenderness and tension.

December moves like a suspended breath, crafting a rarefied atmosphere where every silence and pause becomes essential. Sorrentino’s bass sinks with measured depth, while the vibraphone casts a twilight veil that gently illuminates the soundscape. The piece evokes a winter landscape, meditative and filled with small, slowly revealed details.

Vortex unfolds like a slowly opening whirl: chords intertwine, the piano generates enveloping rhythmic patterns, while the sax and drums emphasize the track’s dynamism and flow.

Closing the album, The End of a Love Affair by Edward Readding is given new life in a contemporary light: Mannutza alternates delicate passages with moments of controlled tension, while the sax, vibraphone, and rhythm section engage in a smooth, harmonious dialogue. The result is a subtle, measured balance, capable of moving the listener without resorting to easy sentimentality, allowing the music to speak with natural elegance.

The track sequence guides the listener through layers and nuances, alternating original compositions with reinterpretations of other authors, never losing coherence or fluidity. Each piece opens new doors: introspective moments alternate with bursts of energy, suspended pauses give way to intense conversations among the instruments. Corda’s vibraphone adds a distinctive light, delicate yet incisive, while Mannutza’s piano constructs harmonic geometries moving between reflection and collective energy. Sax, bass, and drums complete the picture, achieving a balance of lightness and depth, detail and breadth.

Circles is a jazz album capable of enveloping the listener, making space in the imagination, guiding them into unexpected, vibrant sonic territories – a moody and shifting record that leaves a lasting mark.