lunedì 15 dicembre 2025

Dialogue di Jacopo Fagioli, frammenti di suono per abitare il mondo | Redapolis Music Blog

Jacopo Fagioli – Dialogue 

Jacopo Fagioli – Dialogue (AUT Records, 2025)

Jazz come riflessione e dialogo: frammenti di suono per abitare il mondo

Dopo l’esordio del 2022 con Bilico (AMP Records), ritrovo il trombettista e compositore Jacopo Fagioli in un nuovo progetto che segna un passo avanti nel suo percorso: Dialogue, pubblicato da AUT Records in un’edizione limitata di 200 copie. Un disco che non punta a colpire subito, ma preferisce scavare, prendersi tempo, mettere al centro il confronto e l’ascolto come pratiche necessarie. Qui la musica diventa spazio condiviso, luogo in cui le idee non si impongono ma si incontrano, lasciando che il senso emerga nel dialogo.

Il lavoro prende forma in quartetto, con Davide Strangio alla chitarra, Amedeo Verniani al contrabbasso e Mattia Galeotti alla batteria. La tromba di Fagioli resta il punto di riferimento, una voce che guida e tiene insieme i diversi passaggi, ma il suono si apre: il jazz si fa più attuale, arricchito da tocchi elettronici che aggiungono sfumature e nuove possibilità espressive.

Dialogue è pensato come uno spazio di incontro. Come racconta lo stesso Fagioli, nasce dal desiderio di comunicare senza barriere, di mettersi davvero in ascolto e di accettare il confronto. Ogni brano tocca un tema del presente — dal potere alla crisi ambientale, dall’identità alla memoria culturale — senza cercare risposte definitive. La musica diventa così un luogo condiviso, in cui il senso prende forma nella relazione tra i musicisti e in quella, più discreta ma non meno intensa, con chi ascolta.

L’apertura con Avoid Thoughts of Power and Domination colpisce subito per l’energia spezzata e nervosa. La tromba, soprattutto nel registro acuto del piccolo tromba, ha un suono tagliente e deciso, mentre brevi idee musicali si alternano a improvvisazioni rapide che sembrano rispondersi a vicenda. Non c’è una linea continua, ma un confronto aperto che rompe ogni equilibrio e definisce subito il carattere del disco.

Con Multicultural Heritage il clima cambia. Il contrabbasso costruisce un ritmo ipnotico, la chitarra allarga gli spazi con interventi misurati e la tromba ripete frasi che assumono un andamento quasi rituale. La musica cresce poco alla volta, stratificandosi, e invita l’ascoltatore a entrare in un flusso sospeso tra memoria e movimento.

From Bach’s Minuet in G porta il passato dentro il presente. La tromba guida il brano con chiarezza, mentre chitarra e contrabbasso intrecciano un dialogo che alterna ordine e libertà. La batteria accompagna con discrezione, trasformando la citazione barocca in un terreno aperto, dove tradizione e contemporaneità si incontrano senza gerarchie.

In Greenwashing la tensione cresce rispetto ai brani precedenti. Le parti più definite si alternano a momenti liberi e imprevedibili: la tromba è incisiva, la chitarra crea dissonanze, il contrabbasso sostiene con profondità e la batteria sottolinea le fratture ritmiche. L’effetto è un brano nervoso e critico, che riflette le contraddizioni e l’ambiguità del tema evocato dal titolo.

Dome si sviluppa attraverso un intreccio di motivi che scorrono a velocità diverse, creando una sensazione di flusso continuo e interno alla musica. La tromba alterna passaggi lirici e incisivi, mentre batteria, contrabbasso e chitarra si muovono in relazione tra loro, generando un movimento sottile e costante. Non si tratta di ritmo marcato, ma di un gioco di sovrapposizioni e variazioni che dà al brano un senso di circolazione e vita interna, come se la musica girasse su sé stessa senza fermarsi mai.

Con AAA AAA il riferimento alla performance di Marina Abramović diventa tensione sonora. La tromba alterna frasi brevi e note lunghe, la chitarra e il contrabbasso costruiscono un ambiente denso, e la batteria spezza il ritmo con interventi decisi. Ne nasce un brano intenso, che mette alla prova l’ascolto e apre a una dimensione più fisica e teatrale.

La chitarra apre lo spazio armonico in Desertification, che chiude l’album con un tempo più calmo e meditativo. Il contrabbasso disegna linee profonde, la tromba crea atmosfere sospese e la batteria alterna pause e ripartenze. La musica si fa sempre più rarefatta, lasciando emergere un senso di vuoto e contemplazione, come un paesaggio che lentamente si trasforma davanti all’ascoltatore.

Dialogue chiude il suo percorso lasciando un senso di respiro, di spazio e di contemplazione. Non cerca risposte facili, ma apre finestre su territori sonori e interiori, invitando chi ascolta a fermarsi, ad accogliere le domande, a confrontarsi con le tensioni del mondo e con quelle che abitano dentro di sé. È un disco che vive di dialogo: tra scrittura e improvvisazione, tra tradizione e contemporaneità, tra strumenti e ascoltatore. Ogni frase, ogni silenzio, ogni pausa diventa occasione di ascolto profondo e di riflessione.

La musica di Jacopo Fagioli non si limita a raccontare, ma costruisce veri e propri spazi emotivi, luoghi in cui le idee si incontrano e le emozioni si intrecciano. Qui il jazz si fa più ampio, più aperto: sospeso tra tensione e lirismo, tra energia e meditazione, tra frammenti improvvisati e architetture precise. Dialogue lascia una traccia che va oltre la semplice esperienza d’ascolto: resta nella memoria, nel corpo e nello spirito, come un invito costante a dialogare, a interrogare, a sentire la musica come un compagno di viaggio nelle nostre domande più profonde.

English version 

 Jacopo Fagioli – Dialogue (AUT Records, 2025)

 Jazz as Reflection and Dialogue: Fragments of Sound to Experience the World

After his 2022 debut with Bilico (AMP Records), trumpeter and composer Jacopo Fagioli returns with a new project that marks a step forward in his journey: Dialogue, released in 2025 by AUT Records in a limited edition of 200 copies. This is an album that doesn’t aim to impress immediately, but prefers to dig deeper, take its time, and put listening and dialogue at the center. Here, music becomes a shared space, a place where ideas meet rather than impose themselves, letting meaning emerge through conversation.

The work takes shape in a quartet, featuring Davide Strangio on guitar, Amedeo Verniani on double bass, and Mattia Galeotti on drums. Fagioli’s trumpet remains the guiding voice, holding together the different passages, but the sound expands: jazz becomes more contemporary, enriched with subtle electronic touches that add color and new expressive possibilities.

Dialogue is conceived as a meeting place. As Fagioli himself explains, it comes from the desire to communicate without barriers, to truly listen, and to embrace confrontation. Each track addresses a theme of the present — from power to the environmental crisis, from identity to cultural memory — without seeking definitive answers. Music thus becomes a shared space, where meaning forms in the relationship between the musicians and, more quietly but no less intensely, with the listener.

The opening track, Avoid Thoughts of Power and Domination, immediately strikes with its fractured, nervous energy. The trumpet, especially in the high register of the piccolo trumpet, cuts sharply through the sound, while brief musical ideas alternate with rapid improvisations that seem to answer each other. There is no continuous line, but an open confrontation that breaks any balance and defines the character of the album from the start.

With Multicultural Heritage, the mood shifts. The double bass establishes a hypnotic rhythm, the guitar expands the harmonic space with measured interventions, and the trumpet repeats phrases that take on an almost ritualistic quality. The music builds gradually, layering itself, inviting the listener into a suspended flow between memory and movement.

From Bach’s Minuet in G brings the past into the present. The trumpet leads the melody with clarity, while guitar and bass weave a dialogue that alternates order and freedom. The drums accompany discreetly, transforming the Baroque reference into an open space where tradition and contemporaneity meet without hierarchy.

In Greenwashing, the tension rises compared to previous tracks. Defined sections alternate with free, unpredictable moments: the trumpet is sharp, the guitar introduces dissonances, the bass supports with depth, and the drums emphasize the rhythmic fractures. The result is a tense, critical piece that reflects the contradictions and ambiguities implied by its title.

Dome unfolds through an interweaving of motifs moving at different speeds, creating a continuous internal flow. The trumpet alternates lyrical and incisive passages, while drums, bass, and guitar interact subtly, generating a sense of constant motion. This is not a marked rhythm, but a play of overlaps and variations that gives the track an impression of circulation and inner life, as if the music were turning upon itself without ever stopping.

In AAA AAA, the reference to Marina Abramović’s performance becomes sonic tension. The trumpet alternates short phrases with long tones, the guitar and bass build a dense environment, and the drums break the rhythm with decisive interventions. The track emerges as intense and theatrical, challenging the listener and opening to a more physical dimension.

The guitar opens the harmonic space in Desertification, which closes the album with a calmer, meditative pace. The bass traces deep lines, the trumpet creates suspended atmospheres, and the drums alternate between pauses and restarts. The music becomes increasingly rarefied, evoking a sense of emptiness and reflection, like a landscape slowly transforming before the listener’s eyes.

Dialogue concludes leaving a sense of breath, space, and contemplation. It does not provide easy answers, but opens windows onto sonic and inner territories, inviting listeners to pause, to embrace questions, and to face both the tensions of the world and those within themselves. It is an album that lives in dialogue: between written and improvised music, between tradition and contemporaneity, between instruments and listener. Every phrase, silence, and pause becomes an opportunity for deep listening and reflection.

Jacopo Fagioli’s music does more than narrate; it builds emotional spaces, places where ideas meet and emotions intertwine. Here, jazz expands, becomes more open: suspended between tension and lyricism, energy and meditation, improvisation and precise structures. Dialogue leaves a mark that goes beyond mere listening: it lingers in memory, body, and spirit, a constant invitation to converse, to question, and to experience music as a companion through our deepest inquiries.